Un piccolo gioiello dell’architettura teatrale italiana, nascosto in provincia di Agrigento, a Racalmuto, la cittadina che diede i natali ad uno dei maggiori rappresentanti della letteratura moderna nazionale, Leonardo Sciascia, che ebbe ad amare sin dalla fanciullezza questo luogo magico: il Teatro “Regina Margherita”. Dopo lunghi anni di profondo oblio ed abbandono il teatro era stato riportato all’antico splendore nei primi anni duemila ma dopo neanche una decina di anni di attiva programmazione sono ricomparse dense nubi temporalesche che hanno spento nuovamente i riflettori facendo calare il sipario.
Quali problemi hanno indotto a tale decisione, burocrazia, politica, amministrazione, sicurezza? Perché la struttura rimane chiusa da ormai troppi anni? Cosa ha perso la cittadina di Racalmuto? Quando si potrà tornare ad assistere a nuovi spettacoli?
Abbiamo provato a sviscerare il complesso intrigo di motivazioni con il contributo di chi ha vissuto in prima persona la vicenda, in particolare un sentito ringraziamento va alla signora Lucia Guagliano, lavoratrice socialmente utile (LSU), referente dell’Ufficio del Turismo (Guida Turistica) e dello sportello Informagiovani, che ci ha permesso di ricevere informazioni aggiornate.
Iniziamo con il regista Fabrizio Catalano, nipote dello scrittore Leonardo Sciascia e direttore artistico nel periodo compreso tra il 2008 e la chiusura. Può raccontarci la sua esperienza come direttore artistico del teatro Margherita di Racalmuto?
La chiusura del teatro di Racalmuto è per me un evento tanto spiacevole quanto inspiegabile. Non torno nel paese di mio nonno e di mia madre ormai da alcuni anni; ma le poche persone con cui sono rimasto in contatto mi descrivono talvolta la lenta agonia del teatro. E forse sarebbe il caso di dire: mi descrivono la morte, e addirittura la putrefazione – nel senso letterale del termine – di un luogo per il quale mio nonno aveva lottato e per un’istituzione culturale che era diventata una delle più importanti della Sicilia.
Ma procediamo con ordine. Quando, nell’inverno del 2008, l’ex sindaco Salvatore Petrotto mi propose l’incarico di direttore artistico, sul teatro aleggiava il fantasma della sfiducia. Precedenti gestioni che con un eufemismo potrei definire scriteriate avevano in pochi anni cancellato l’entusiasmo iniziale e reso quel teatro un posto desolato e desolante. La gente mi diceva che stavo perdendo il mio tempo, che tanto lì si facevano rappresentazioni con sei spettatori seduti in platea. Presi quell’incarico come una scommessa, e provai ad allestire una stagione che mescolasse generi e orientamenti diversi: dal teatro civile alla commedia popolare, dalla messa in scena di classici a quella degli autori contemporanei, dal cabaret all’operetta. Nel giro di qualche mese, approfittando anche della profonda crisi che attraversavano i grossi teatri della zona, si scoprì che i 257 posti non bastavano a soddisfare le richieste, e che c’erano spettatori che arrivavano da località distanti un centinaio di chilometri.
Il successo rendeva tra l’altro possibile l’allestimento di un cartellone di altissimo profilo sfruttando essenzialmente un magro finanziamento comunale – 55.000 euro – e gli incassi. Il teatro di Racalmuto era uno dei pochi con un bilancio in attivo in tutta l’Italia meridionale.
Ancora oggi quella alla testa del teatro Regina Margherita rimane una delle esperienze più esaltanti della mia carriera.Quali furono i motivi che portarono alla sospensione degli spettacoli ed alla chiusura del teatro?
Nella primavera del 2011, il sindaco Salvatore Petrotto ricevette un avviso di garanzia e si dimise. So che è stato assolto, ma lui potrà senza dubbio raccontare tutta la vicenda con maggior precisione. Il sindaco venne dapprima sostituito da un commissario regionale; ricordo che era originario di Prizzi, però ne ho saggiamente rimosso il nome. Dopo un primo incontro positivo, durante il quale lo stesso commissario affermò che non c’era ragione per non continuare ad sostenere le attività di un’istituzione come il teatro, la situazione mutò all’improvviso. Il commissario indisse un bando per riassegnare la direzione artistica, poi i partecipanti al bando non ricevettero mai una risposta…
Nel frattempo, subentrarono i tre commissari nominati dal Ministro degli Interni. Il loro atteggiamento fu immediatamente e immotivatamente ostile. Inoltre, in quel periodo, nacque un surreale problema sulla sicurezza del teatro. Problema che, ufficialmente, nonostante diversi lavori, non ha ancora trovato una soluzione. Problema che, se qualcuno vi si dedicasse, risulterebbe probabilmente inesistente. Si dice infatti che il teatro Regina Margherita non rispetta le norme di sicurezza imposte dall’Unione Europea. Quasi nessun teatro del XIX secolo, tuttavia, in Italia, le rispetta; come non le rispettano le torri gotiche del Belgio o del Nord della Francia, le antiche dimore trasformate in musei, ecc. E questo perché gli edifici storici hanno diritto a delle deroghe. Deroghe che, evidentemente, nessuno a Racalmuto, fino ad oggi, si è premurato di chiedere. Eppure, posso assicurare che in Italia ci sono teatri, attivi regolarmente, in cui io, che sono alto 1 metro e 83 e quindi non sono un gigante, sono costretto a salire le scale leggermente chino!
Quale ricordo particolare la lega alla sua direzione artistica?
Nonostante i rapporti si fossero deteriorati, quando, al termine di tanti anni di tournée, la Rai decise di filmare e trasmettere un mio spettacolo tratto dal Giorno della civetta, insieme al produttore e a tutta la compagnia, proposi di effettuare le riprese proprio a Racalmuto, piuttosto che in una grande teatro di Roma o di Milano, come si fa di solito. Quella serata, in cui la soddisfazione mi fondeva nella malinconia, è stata il mio addio a questo paese in cui troppe cose mi risultano incomprensibili. Intanto, oltre al danno, avevo ricevuto anche la beffa: sono stato obbligato a chiedere un decreto ingiuntivo e aspettare anni prima di avere i miei emolumenti!
La Storia del Teatro Margherita
Costruito fra il 1870 e il 1880, il teatro di Racalmuto – 350 posti, due ordini di palchi, un loggione a ferro di cavallo, golfo mistico per l’orchestra e un ampio palcoscenico – nacque come simbolo di stato delle famiglie ricche del paese, che derivavano potere e benessere dalle locali miniere di zolfo e dal lavoro di coloro che vi penavano. La realizzazione dell’edificio fu deliberata il 19 dicembre 1870 e il progetto fu affidato all’architetto Dionisio Sciascia, allievo della scuola di Filippo Basile, al quale si deve il Massimo di Palermo, concepito nello stesso periodo. La costruzione sarebbe dovuta durare un paio d’anni: occorse invece un decennio. Ma il teatro, alla fine, risultò assai bello, nel giardino dell’ex monastero di Santa Chiara, anticipatore delle armonie del Massimo palermitano, impreziosito dagli stucchi di Giuseppe Carta (autore anche del sipario, che raffigura i Vespri siciliani), nonché dotato di dodici scenari dipinti dal pittore Giuseppe Cavallaro.
La riapertura del teatro Regina Margherita di Racalmuto ha restituito alla cittadina in provincia di Agrigento, ma anche a tutta la Sicilia, un vero gioiello di arte e architettura che ricalca, seppure in scala minore, il più celebre teatro Massimo di Palermo. E con il Massimo, purtroppo, anche il teatro di Racalmuto ha condiviso il triste primato della lunga chiusura. L’esterno imponente, di stile classicheggiante, le decorazioni a fresco della volta interna dove i mesi dell’anno fanno da contorno al Carro dell’aurora, il sipario, con la spettacolare rappresentazione pittorica della rivolta dei Vespri siciliani ne fanno un monumento degno della massima attenzione.
Alla riapertura, avvenuta il 14 febbraio del 2003 fu nominato direttore artistico lo scrittore empedoclino, Andrea Camilleri, rimasto in carica – pro forma – per un anno, sostituito dal regista catanese, Giuseppe Dipasquale, al quale è subentrato nel 2008 il regista teatrale, Fabrizio Catalano.
Queste sono le cose inspiegabili del nostro Paese, e ancora piu assurdo e’ che NESSUNO ci spiega mai perche tutto questo. Un teatro bellissimo I’ll Margherita
Parimenti inspiegabile perché mai, dopo la stagione 2007/2008 in cui ha usufruito di cinque spettacoli gratuiti del Brass Group di Palermo, il Teatro non abbia proseguito nelle stagioni successive, direttore il Catalano, ad ospitare gratuitamente, come da convenzione da me procurata, gli altri 13 spettacoli dei diciotto previsti con artisti di rilievo internazionale. Inspiegabile anche questo. Piero Carbone
Per maggiori dettagli, vedi il Post: “Gratis? No. Grazie” del 19 ottobre 2012 nel mio blog Archivio e Pensamenti
Gentile Piero, la ringrazio per la sua testimonianza che contribuisce ad evidenziare una situazione poco trasparente che ad oggi attende ancora risposte!