Lo scorso 1 giugno la “Compagnia dei Giovani”, diretta dall’attore e regista Salvo Valentino, ha compiuto dieci anni di attività e proprio di recente, il 29 Maggio, lo stesso Valentino ha vinto il primo premio per il miglior spettacolo con “Le Metamorfosi” di Ovidio (Liceo classico Marchesi di Mascalucia) e la migliore regia al Festival di teatro delle scuole “Chi è di scena” ad Acireale.
In occasione quindi dei dieci anni della Compagnia dei Giovani e dei riconoscimenti ottenuti ad Acireale, abbiamo incontrato l’attore, regista ed autore Salvo Valentino e con lui abbiamo tracciato un bilancio della sua attività, ragionando anche di obiettivi futuri e delle crisi che sta colpendo diverse istituzioni culturali, primo tra tutti lo “Stabile” di Catania.
Quali le tue sensazioni dopo il riconoscimento al Festival di teatro delle scuole “Chi è di scena” ad Acireale?
“Sono molto soddisfatto della partecipazione al Festival “Chi è di scena?” di Acireale con lo spettacolo “Le Metamorfosi” di Ovidio. Collaboro da due anni all’I.I.S. “Concetto Marchesi” di Mascalucia, curandone il laboratorio teatrale insieme a Pietro Cucuzza e Giulia Alecci, nati e formati artisticamente nella “Compagnia dei Giovani”. È stata una vittoria assolutamente inaspettata da parte nostra e dei docenti tutor: Angela Rovida e Antonello Santoro. Abbiamo partecipato al concorso con l’intento di metterci alla prova, per avere uno stimolo aggiuntivo al nostro percorso di formazione. Credo che abbia vinto l’idea registica (premiata anche con una menzione speciale) e la forza di un gruppo, ancor giovane, ma coeso e con storie di vita diverse. Sono sicuro che i ragazzi, quando si cimentano sulle tavole del palcoscenico, siano sempre e tutti degni di lode ed ammirazione. Non esistono né migliori, né peggiori, né primi né ultimi”.
Parlaci dello spettacolo “Le Metamorfosi” di Ovidio e di come lo hai adattato e diretto…
“Nell’adattamento scenico del poema “Le Metamorfosi” sono sette i miti scelti che divengono il nucleo centrale dello spettacolo, ovvero quelli di Piramo e Tisbe, Aci e Galatea, Aretusa, Narciso ed Eco, Aracne, Apollo e Dafne, Orfeo ed Euridice. La cornice per contenere i suddetti racconti è invece ispirata ad un romanzo che è una vera e propria pietra miliare tra i testi fantascientifici del ventesimo secolo, ovvero “Cronache marziane” di Ray Bradbury. Le connessioni tra le due opere, così apparentemente distanti cronologicamente e per genere letterario, sono invece incredibilmente numerose. “Cronache marziane” è profondamente pervaso da un sentimento di nostalgia nei confronti di una vita più vicina alla natura, sebbene incorniciata da un panorama futuristico e spesso ricorre alla formula del mito per narrare i suoi personaggi intesi come novelli argonauti del secondo millennio. Anch’esso è inoltre strutturato in più racconti legati gli uni agli altri ed è inoltre narrata la creazione di una nuova generazione di esseri umani su di un altro pianeta: Marte. L’idea registica, ispirata alla tecnica di contaminatio ed anche al sincretismo filosofico e religioso molto usati da Ovidio, si basa dunque sulla visione di un gruppo di terrestri di un indefinito futuro prossimo, riuniti a viaggiare dentro un’ astronave con destinazione ignota nell’ universo. Durante il tragitto spaziale gli uni raccontano agli altri in forma di esseri ormai mutanti, l’ origine e la permanenza del genere umano sul pianeta Terra, servendosi appunto dei miti ovidiani, quasi a voler conservare nella memoria e nel cuore una passata e non più realizzabile armonia con la natura terrestre. Il messaggio finale da veicolare al pubblico è quello di amore e rispetto verso ogni essere vivente e di trasmissione di un ideale di pace ed empatia con tutto il creato”.
Dieci anni di attività per la Compagnia dei Giovani, vuoi fare un bilancio?
“Sono dieci pieni di fatica, sacrifici immani e lotte, ma anche dieci anni di gioie, soddisfazioni e gratificazioni da parte del pubblico che ci ha seguito. Abbiamo sempre affrontato temi legati al sociale di cui troppo poco si parla: la lotta all’omofobia, la sensibilizzazione sulle malattie rare ed incurabili, l’informazione in merito allo sfruttamento del lavoro minorile, l’impegno contro la violenza sulle donne, il rispetto per la diversità di genere. Ho avuto la possibilità di scrivere e dirigere i miei spettacoli, di cucirli addosso a me e di scegliere i miei attori, quelli più in sintonia con me artisticamente ed umanamente (cosa fondamentale!). In nessun’altra realtà avrei potuto farlo. L’aver creato una mia compagnia teatrale mi ha donato la libertà creativa, che però si paga con i propri soldi, con la propria faccia e con il proprio tempo. Una delle più grandi soddisfazioni di questi dieci anni è stata la segnalazione alla rassegna milanese “Liberi Amori possibili” del 2009 per il mio spettacolo “Il sapore delle rose”, ritenuto tra i cinque più originali in tutta Italia (ed unico da Napoli in giù), in quella Stagione tra i titoli a tematica GLBT. Una delle più esaltanti esperienze esibirsi al Metateatro di Roma con “Il sapore delle rose” e “As33”. Una delle più grandi gioie, aver visto migliaia di bambini divertirsi ai nostri spettacoli e sapere che li ricordano ancora anche a distanza di anni. Una delle più incredibili sorprese aver incontrato di persona uno dei più grandi cineasti mondiali e genio assoluto: David Lynch ed aver potuto conversare con lui della nostra compagnia”.
Teatro Stabile in crisi profonda, altre sale e spazi culturali ed artistici che annaspano tra mille difficoltà. Come si potrà continuare a fare, a produrre cultura e teatro, in Sicilia ed a Catania? Una tua opinione su quello che sta succedendo al Teatro Stabile etneo…
“Sono molto rattristato e dispiaciuto per le vicende del Teatro Stabile di Catania, a cui sono particolarmente legato per il mio passato artistico. Ho calcato quelle tavole di palcoscenico per la prima volta a 17 anni (ma avevo iniziato a fare teatro e a partecipare alle trasmissioni della tv dei ragazzi di Antenna Sicilia e Telecolor già da bambino) come unico concorrente minorenne al concorso nazionale “Mario Giusti” e l’anno dopo (a soli 18 anni) fui preso nella Scuola d’Arte Drammatica “Umberto Spadaro” dello stesso Stabile, con i grandi maestri di allora (era il 1991): Giuseppe Di Martino, Germana Asmundo, Giuliano Consoli, Guido Guidi. Subito dopo ho iniziato a lavorare con Turi Ferro e Ida Carrara, partecipando a spettacoli memorabili e bellissimi: “Servo di scena”, “Il consiglio d’Egitto”, “Il Gattopardo”, “La Tempesta”, “I Malavoglia”. Turi ed Ida sono stati, sono e saranno sempre per me dei modelli insuperabili di bravura, talento e carisma. Con loro ho vissuto realmente la “magia del teatro” ed ho dei ricordi indelebili nel mio cuore. Quel teatro, quella scuola, quella magia, purtroppo non ci sono più. La ri – generazione dello Stabile, secondo la mia opinione, sarà molto lunga e complessa. Auguro una immediata risoluzione dei problemi che stanno vivendo gli impiegati dell’ Ente, ai quali sono vicino. Dal mio punto di vista la crisi che sta attraversando il teatro (sia nel pubblico che nel privato) può trovare fine con l’intervento attivo di figure manageriali altamente esperte nel recupero di fondi economici e sponsor (ricordiamoci che l’arte è anche un business), con un capillare lavoro di formazione del pubblico (partendo proprio dai bambini e poi gli adolescenti), con un rinnovamento totale di titoli, testi ed impianti registici e per ultimo, ma non per ultimo, con la forza delle idee. Basta vedere brutte copie di spettacoli già creati, basta con la riproposizione di testi ormai anacronistici sia in vernacolo che in lingua, basta con gente improvvisata, basta con il rendere in musical qualsiasi opera, basta con il disimpegno ad ogni costo (“ma questo spettacolo fa ridere?”), basta con la mediocrità ed il provincialismo italiano! Bisogna dare spazio ai professionisti bravi, ai talentuosi, a chi merita, a chi studia continuamente, a chi ha fatto e fa del teatro la propria missione di vita!”.
I prossimi obiettivi di Salvo Valentino e della Compagnia dei Giovani…
“Gli obiettivi prossimi per festeggiare i dieci anni saranno due produzioni teatrali: la prima nel mese di settembre con i giovani allievi del nostro laboratorio e la seconda, l’anteprima in assoluto della mia nuova opera al Teatro del “Canovaccio” di Catania, che ci ospiterà anche per questa stagione. Insieme a me ci saranno Giuseppe Billa e Pietro Cucuzza (preziosi, creativi e talentuosi). Ci sono anche dei progetti con il bravissimo coreografo Francesco Sorrentino (con cui abbiamo già collaborato in questi ultimi tempi)”.
Chi è Salvo Valentino
Salvo Valentino, attore, regista, autore è nato a Catania il 5.06.1973. Laureato in in Lettere Moderne con tesi di laurea “Leo Gullotta L’uomo, L’attore”, biografia professionale dell’attore Leo Gullotta per conto della Facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Catania. Si è diplomato alla Scuola d’arte drammatica del Teatro Stabile di Catania – Corso di avviamento al teatro “Umberto Spadaro” (biennio 1991/1993). Docente di teatro nell’anno accademico 2005/2006, presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Catania. Ha al suo attivo tantissime partecipazioni a spettacoli teatrali dal ’93 al 2006, oltre ad esperienze radiofoniche, televisive, cinematografiche, laboratori, corsi di animazione dizione ed educazione alla lettura, stages. Ha partecipato al Concorso Montegrotto Europa, ha ricevuto il Premio per il Teatro 1994, il Premio Internazionale Kaliggi d’argento come miglior attore giovane emergente a Gaggi, Giardini Naxos nel 1999 ed il Premio Speciale Rosalia Corbo in Livatino nel 2005 per lo spettacolo “Voci per la pace” come miglior spettacolo dell’anno 2004. E’ direttore artistico dal 2006 della Compagnia dei Giovani da lui stesso fondata.