Il 2 ed il 3 Aprile, alle ore 21.00 e alle 19.00, al Teatro Tezzano di Catania, in via Tezzano 40, andrà in scena lo spettacolo di Tiziana Francesca Vaccaro, “TERRA DI ROSA – U cantu ca vi cuntu”. In scena Tiziana Francesca Vaccaro, che proporrà una performance piena di ricordi e commozione attorno alla figura della famosa artista folk siciliana Rosa Balistreri, che negli anni ’70 fu uno dei punti di riferimento del cantautorato siciliano e della canzone popolare. Musiche di Andrea Balsamo, aiuto regia Giovanni Tuzza.
Povera e orgogliosa, Rosa Balistreri varcò in confini della sua terra d’origine in cerca di fortuna, con la chitarra sempre in mano e i pensieri più veri trasformati in parole, senza paura, nonostante la vita difficile e gli abusi, nonostante la politica e la miseria, accompagnate dalla mafia e dalle sue regole sempre presenti.
“C’era una volta una donna, che la sua terra, bella e piena di contraddizioni, se la portava dentro. La sua terra dura e amara, questa donna la raccontava con la sua voce profonda, scavando fino nelle viscere, col suo canto ancestrale che si innesta in un presente ancora difficile. Ancora oggi. La terra che racconto è la terra di una bambina che diventa donna e che da quella terra sente il bisogno di staccarsi, ma allo stesso tempo non ne può fare a meno. Terra di emigrazione, difficile viverci e sopravviverci. Il sud. Un’unica terra dalla quale non si parte mai del tutto”.

La locandina dello spettacolo
“Ho conosciuto – spiega l’autrice ed interprete –le canzoni di Rosa Balistreri sin da bambina. Mia nonna mi cantava sempre le ninne nanne in dialetto per farmi addormentare. Al mercato, tra un urlo e l’altro, i commercianti intonavano dei canti, affascinanti per me bambina, ma a volte incomprensibili. Mia madre mi diceva che facevano parte della nostra tradizione popolare e che molti di questi non si sapeva a chi realmente appartenessero, erano di tutti. Ho conosciuto la voce di Rosa Balistreri da adulta, un giorno, per caso. Una voce profonda, dura e aspra, dolce e commovente. Qualche mese dopo avrei lasciato la mia terra, la Sicilia, anzi la nostra terra, mia e di Rosa, avrei lasciato la mia città, Catania. Direzione: Milano. Ho iniziato a scavare dentro la vita di Rosa Balistreri poco tempo dopo essermi trasferita. Non so bene cosa cercassi, forse cercavo semplicemente la terra. L’ho trovata, e non solo quella. Ho trovato il canto, che più che canto mi è sempre sembrato un urlo, come quello dei commercianti al mercato. Urlo di liberazione e rivoluzione, urlo come racconto, memoria, strumento che disvela ciò che si cela dietro le consuetudini, le violenze quotidiane, la società sorda. Sorda la società, ancora oggi, soprattutto oggi. Mentre cantavo “Terra ca nun senti”, una delle canzoni più popolari di Rosa, ho incrociato moltissimi occhi migranti, mi guardavano attenti, curiosi, interrogativi anche. Due in particolare, mi hanno rapita, perché erano lucidi. Non nascondo che ho fatto fatica a continuare. “Ma tu hai capito quello che dicevo e cantavo?” – chiedo poi ad A. alla fine della storia – “capito cuore di Rosa e sua terra, capito tutto”. Io invece ho capito che la storia di Rosa Balistreri, da quella sera in avanti, l’avrei raccontata ovunque. E a tutti. “TERRA DI ROSA – u cantu ca vi cuntu” è uno spettacolo, ma è anche un progetto sempre in divenire, aperto a numerose possibilità e innumerevoli incontri”.
Lo spettacolo al momento è Finalista al concorso nazionale TeatrOfficina 2016 per compagnie e artisti emergenti (Settimo Milanese) – Semifinalista al premio nazionale Cassino OFF 2016 – Festival del Teatro civile (Cassino).