Si concludono stasera, alle ore 21.00, nell’incantevole ed emozionante sagrestia lignea della Chiesa barocca di San Nicola l’Arena di Catania, le repliche di “Sola andata”, primo lavoro della rassegna “Altrove: il teatro va in città”, progetto di Giovanni Anfuso per il Teatro Stabile” etneo e che prevede cinque proposte in luoghi simbolo del centro storico catanese. Ad inaugurare la rassegna, con un ciclo di due repliche, dal 17 al 19 e dal 22 al 26 Marzo, il progetto ed allestimento di Angelo D’Agosta, “Solo andata” che certamente suscita emozioni, che coinvolge il pubblico per la location e per l’argomento di scottante attualità.

Una scena di “Sola andata” (Foto di Antonio Parrinello)
In circa 40-50 minuti la pièce affronta le problematiche, la disperazione di ieri e di oggi dei migranti nei loro drammatici viaggi verso un paradiso falso, che inganna e porta alla fine delle loro speranze spesso tra l’indifferenza, l’ipocrisia, la cattiveria della società industrializzata e moderna o pseudo – civile. Al centro della pièce, con la regia attenta di Angelo D’Agosta, Luigi Nicotra con un gruppo di giovani allievi (Giuseppe Aiello, Ornella Cerro, Leandra Gurrieri, Marianna Occhipinti, Edoardo Monteforte ed Eleonora Sicurella), con estrema determinazione, coinvolgono, commuovono lo spettatore con la loro solenne gestualità, con le loro storie e parole in spagnolo, mescolate all’italiano o con i canti in sudafricano, narrando il viaggio di un gruppo di emigranti clandestini provenienti dall’Africa verso i porti dei civili paesi del Nord. La rappresentazione è tratta dal romanzo in versi di Erri De Luca, edito da Feltrinelli nel 2014, opera di schietta intonazione epico-narrativa, in cui lo scrittore ripercorre, appunto, il viaggio di un gruppo di emigranti clandestini dall’Africa ai “porti del Nord”.
Nel suo progetto Angelo D’Agosta avvalendosi dei convincenti giovani allievi della Scuola d’Arte drammatica dello Stabile di Catania “Umberto Spadaro” e della Scuola del Teatro Naselli di Comiso, dei costumi di Riccardo Cappello, delle curate coreografie di Amalia Borsellino e del disegno luci di Salvo Orlando, trasforma i protagonisti di sempre del viaggio, quasi in fantasmi, in esseri evanescenti (donne, uomini, ragazzi) che lottano, con coraggio e speranza, contro l’eterna malvagità del mondo, contro la furia del mare, contro l’indifferenza di ieri e di oggi e le loro figure, quasi sbiadite dal tempo, fanno emergere quelle colpe che si rinnovano con il passare degli anni. La pièce rievoca l’antica tragedia greca e mescola recitazione, danza e canto (apprezzabile la direzione del coro affidata a Costanza Paternò).

Ancora i protagonisti di “Solo andata” (Ph. Antonio Parrinello)
Pur nell’angusto spazio della sagrestia lignea, dove le parole, come d’incanto, sembrano moltiplicarsi ed a volte, rimbombano, richiamando ancor di più l’attenzione e la rabbia degli spettatori-attori su tante attuali disperazioni, si ascoltano, si osservano i drammi dei migranti, la loro speranza, il loro grido d’aiuto su malconci barconi in balia del mare, testimone-complice delle immani tragedie che si consumano ogni giorno. Testo corale, suggestivo, che nella rappresentazione elegante, immediata e ben curata di Angelo D’Agosta regala sensazioni e che induce lo spettatore, alla fine, a mille riflessioni su un argomento ogni giorno dibattuto dai recenti fatti di cronaca e che lo fa anche sentire, singolarmente, un pò colpevole. Chi dopo aver applaudito, a fine spettacolo, progetto ed interpreti, non si sarà chiesto, anche per un solo attimo: “Ma io, noi tutti, cosa facciamo realmente per questi migranti e per cercare di evitare le continue tragedie del mare?”.
Applausi e commozione dicevamo, per un lavoro, per un progetto ben assemblato, sentito, da Angelo D’Agosta che riesce con efficacia rappresentare tutti i viaggi dell’uomo nella sua storia, le migrazioni passate, presenti e future, a raccontare il viaggio dell’uomo in tutte le epoche. Con l’ausilio delle foto, degli scatti, del fotografo e reporter catanese Antonio Parrinello (tratte dai suoi reportage sugli sbarchi clandestini) che accompagnano la pièce – immagini crude e che ben rappresentano i volti, i drammi dei migranti – si narra quindi la disperazione, le speranze, i sogni e le perdite, di chi parte per un viaggio di “Solo andata” e si evidenzia il rapporto degli uomini tra di loro e quello sereno o burrascoso con il divino, con La Nostra Signora delle Maree, che non a caso è presente, con nomi differenti, in tutte le religioni di chi va in mare.

I protagonisti (Foto Antonio Parrinello)
Spettacolo – ripetiamo – da far vedere ai più giovani, agli studenti, ma anche ai più grandi, che cattura e che fa sentire colpevoli in quanto facenti parte di una società ricca, egoista, che spesso chiude gli occhi davanti ai bisogni dell’altro e che promette, ma spesso non mantiene, illudendo chi lascia guerra e miserie del proprio Paese per arrivare in una Terra promessa che poi regala invece solo sfruttamento o morte nelle acque del mar Mediterraneo.