Dedicato alle tecniche di persuasione utilizzate dal “sistema” per manipolare le masse inconsapevoli. È lo spettacolo di Eliana Esposito “Al servizio del potere. La fabbrica del consenso”, quarto appuntamento della rassegna “Altrove” che il Teatro Stabile di Catania dedica all’approfondimento di temi sociali e civili attraverso spettacoli allestiti in luoghi storici ed emblematici della vita pubblica cittadina. Dunque la manipolazione: è un’atmosfera orwelliana, seppure molto ironica e dai risvolti comici, quella che si respira nella drammaturgia di Eliana Esposito, che sigla anche la regia della produzione realizzata dallo Stabile in collaborazione con il Teatro del Canovaccio. Ne sono interpreti Carmela Buffa Calleo, Raffaella Esposito, Antonio Caruso, Neculai Cattaneo. Aiuto regia e direttore di scena sono Gloria Di Paola e Donatella Marù, la grafica di Alvalenti, tecnico luci Simone Raimondo, Alessandro Marinaro e Fino La Leggia si sono occupati delle riprese e del montaggio dei video. La sede prescelta è la Sala Consiliare di Palazzo Minoriti, grazie alla disponibilità della Città Metropolitana di Catania. Sono previste otto rappresentazioni serali (inizio ore 21.oo) con il seguente calendario: 1, 3, 4, 6, 8, 9, 10, 11 Giugno.

Neculai Cattaneo,, Carmela Buffa Calleo e Raffaella Esposito
Siamo veramente liberi di scegliere? L’autrice e regista sintetizza così le premesse da cui parte “Al servizio del potere” ed esplicitate nel sottotitolo “La fabbrica del consenso”: “Siamo sicuri di essere noi i soli artefici della nostra vita? Siamo sicuri che tutte le nostre scelte, dalle più futili alle più importanti, quello che consumiamo, quello che mangiamo, siano dettate veramente da un nostro effettivo bisogno? Siamo sicuri che tutte quelle che consideriamo conquiste siano veramente frutto della nostra evoluzione? Non abbiamo risposte da dare, questo è solo uno studio in chiave umoristica su alcune tecniche di persuasione di massa attraverso i mezzi di comunicazione da sempre al servizio del potere. Uno studio sulle tecnologie d’ingegneria sociale come The Hallin’sspheres, The Overton Window o le strategie della manipolazione smascherate da Noam Chomsky. Una riflessione su come il potere, attraverso i mezzi di comunicazione, sia in grado di manipolare e condizionare i nostri pensieri, farci accettare, con una sequenza ordinata di passaggi, qualsiasi cosa; anche un’idea inconcepibile ma utile al sistema e, talvolta, per pura coincidenza, chissà, anche alla società stessa”.

La locandina
L’intento manipolatorio è abilmente celato ai soggetti che lo subiscono, come spiega ancora Eliana Silvia Esposito: “Ognuno, all’interno di questi step, contribuisce senza saperlo alla causa e agevola l’avanzamento alla fase successiva, i giornalisti, per esempio, sono in cerca di scoop, i conduttori TV vogliono ascolti, gli artisti vogliono popolarità, i politici vogliono voti e tutti noi siamo in cerca di un “like” per affermare il nostro ego ed ecco che la macchina della propaganda si autoalimenta, non ha più bisogno di gas. Il potere ci vuole inoffensivi, comodi e in totale relax, ipnotizzati, per attuare indisturbato i suoi piani e metterci inconsapevolmente al suo servizio come utili idioti. Questo studio non si domanda perché, quando e a chi possano essere utili tali accettazioni, vuole semplicemente mostrare come funziona questo tipo di tecnologia. L’argomento scelto per svelare queste tecniche di ingegneria sociale è volutamente sgradevole. È una metafora ovviamente, ma anche una provocazione perché pochi sembrano ormai gli argomenti capaci di suscitare indignazione”.
Quali strumenti critici possono aiutarci a comprendere meccanismi tanto raffinati quando sfuggenti? Eliana Silvia Esposito cita a proposito grandi maestri: “Pasolini che come tutti i geni riusciva a vedere oltre la soglia del suo tempo, aveva profetizzato e denunciato i pericoli del “nuovo potere”, della società dei consumi, dell’omologazione, del totalitarismo massmediatico che dietro la garanzia di una finta libertà è in grado “di manipolare i corpi e trasformare le coscienze”. E aggiungeva: “La ‘tolleranza’ della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere è la peggiore delle repressioni della storia umana”. Certo è scoraggiante scoprire che probabilmente nessuna rivoluzione sia forse partita veramente dal basso, ma per cambiare è meglio sapere e avere l’umiltà di riconoscere che tutti siamo manipolabili, giacché come diceva Goethe: “Nessuno è più schiavo di colui che crede di essere libero”, perché non vedrà mai le sue catene”.