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E’ uno spettacolo teatrale, un testo di forte spessore che colpisce come un pugno allo stomaco e che raffigura una spietata e sofferente umanità con le sue mille sfaccettature, con le sue virtù e le sue miserie. Stiamo parlando della pièce “Seră biserică” dell’autore ed attore palermitano Giacomo Guarneri, proposta recentemente al Centro Zo di Catania e che ha affrontato, in circa 60′, un argomento attuale e crudo. Il lavoro, diretto da Giacomo Guarneri e Marcella Vaccarino, nasce da un progetto dell’associazione “Santa Briganti” che lo ha anche coprodotto insieme all’associazione “La pentola nera” di Palermo e che ha trovato il sostegno di Flai CGIL-CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud.

La locandina

L’autore Giacomo Guarneri con lo spettacolo si sofferma, accende i riflettori su un tema quale la condizione delle donne rumene nelle campagne del ragusano, sfruttate e abusate da alcuni imprenditori agricoli locali. “Seră biserică” in rumeno vuol dire “La serra-chiesa” e quel luogo di lavoro si coltivano pomodori è una sorta di chiesa dove si obbedisce con cieca ritualità fideistica al signore -padrone, al quale ci si rivolge anche con una preghiera blasfema (“Padre nostro che sei nei cieli…”).

Con una regia dinamica, snella ed una scenografia essenziale (una sorta di capanna con pannelli di plastica che nascondono e fanno intravedere, con effetti di luce, il rifugio-alcova dello Zio) che ricostruisce il drammatico ambiente in cui vivono e vengono sfruttate le lavoratrici rumene, la cruda pièce racconta al pubblico la quotidianità, le angosce, le speranze mal riposte, le consuetudini di queste donne.

Ed in una serra sormontata da una croce un contadino- padrone, l’imprenditore agricolo, chiamato “Zio”, gestisce il bisogno e la fame di lavoro ed i protagonisti della storia sono l’idealista Alina, costretta a sopportare un’immane fatica giornaliera per pochi euro, Micaela, complice e procacciatrice del turpe Zio e la pragmatica Nicoleta, che, per convenienza, trova più interessante cedere alle richieste dell’uomo.

Un momento di “Seră biserică”

Lo spettacolo nella sua semplicità e crudezza vede incontrarsi più solitudini in una dimensione soffocante, ambigua, guidata dal bisogno, dal ricatto che sfocia in consenso o rifiuto, minaccia e abuso e che alterna debolezza a disperazione, amore e speranza a voglia di fuggire o morire di rassegnazione.

Alina, nello spietato mondo dello zio, è elemento destabilizzante, lavora, ma gli sfugge, lo fronteggia, al contrario di  Nicoleta, che accetta la violenza del signore padrone, annienta  valori e rispetto di sé. Ed all’annullamento di Nicoleta, Alina risponde con la ribellione, sceglie la vita e la dignità e prova a ricostruirsi una vita tornando con la figlia in Romania. Lo zio alla fine la paga e la lascia andare, tornando così alla sua vita ambigua, senza luce, in una terra fredda, uccisa dallo sfruttamento e dall’immobilismo.

Convincente l’interpretazione dei quattro attori: le tre donne (nel ruolo delle tre rumene) Simona Malato, Chiara Muscato e Marcella Vaccarino alle prese con un dialetto rumeno italianizzato e con una recitazione sofferta e Rosario Palazzolo nei panni di uno zio vittima di una sottocultura, di una solitudine e di un passato di miseria dal quale pensa di essersi riscattato con il possesso della terra.

Ancora una scena della pièce

Un lavoro crudo ed attuale che fotografa una drammatica situazione vicina a tutti noi, tra rassegnazione e rabbia, disumanità ed ignoranza, anche se, nonostante tutto, anche in quella disperazione c’è la fede in Dio.

Uno spettacolo, ripetiamo, di grande valore per la sua attualità e che avrebbe meritato a Catania sicuramente più spettatori anche se, quelli presenti, sono stati coinvolti ed intrigati dalla pièce ed alla fine hanno applaudito soddisfatti per una proposta di autentico teatro cronaca. Quello che ti entra dentro e che ti fa seriamente riflettere sui nostri drammatici giorni.

L’autore

Giacomo Guarneri

Giacomo Guarneri vive a Palermo. Laureato in Lettere Moderne nel 2007 con una tesi sul teatro narrazione, esito delle esperienze con Mimmo Cuticchio, Dario Fo, Ascanio Celestini, Davide Enia, Laura Curino, Vincenzo Pirrotta maturate negli anni precedenti. Dal 2003 al 2010 lavora come attore con Emma Dante: “Vita mia” viene replicato in Italia e in Europa fino al 2010. Esordisce come autore nel 2007 con “Danlenuàr” (Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia 2008), che racconta l’emigrazione italiana in Belgio: da un lavoro di ricerca sul campo in Abruzzo si sperimenta la costruzione di una memoria collettiva a partire dalle memorie individuali dei reduci della famosa catastrofe Marcinelle. Il testo si sviluppa in seguito in forma di romanzo breve (Premio “Torre dell’orologio” 2010, Selezione Premio “Cuneo Primo Romanzo” 2011 e “Festival du premier roman de Chambéry-Savoie”). Dalla una ricerca sul campo nella Valle del Belice sulle tracce dell’esperienza di Danilo Dolci nasce “Radio Belice non trasmette” (Premio “Etica in Atto” 2013),  che debutta alle Orestiadi di Gibellina e viene selezionato per il Festival della Resistenza di Gattatico (PR). “Seră biserică” (2015) conclude un trittico dedicato al tema del lavoro. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro di Vittoria (Ragusa) all’interno di Scenica Festival nel 2015.

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