Catania News

In questi giorni i media della città hanno giustamente dato ampio spazio alla violazione, con vandalici scarabocchi di vernice, della storica ed artistica fontanella marmorea di via Crociferi posta vicina al portale d’ingresso di Villa Cerami e all’appropriato e sollecito intervento dell’Ufficio Manutenzioni del Comune, su iniziativa dell’assessore al Decoro urbano Salvo Di Salvo, dopo una denunzia pubblica fatta dal presidente del Comitato catanese della benemerita Società “Dante Alighieri”, prof. Dario Stazzone.

   A proposito della data di costruzione dell’elegante fontanina -definita “enigmatica” dal prof. Santi Correnti con riferimento alla scritta latina ivi apposta- mi sembra interessante richiamare quanto pubblicato, nel 1993, nel pregevole volume “Villa Cerami”, dal compianto storico di Diritto Romano prof. Cristoforo Cosentini, preside della Facoltà di Giurisprudenza e presidente dell’Accademia Zelantea di Acireale: “Nella deliziosa fontanina (spenta, purtroppo, da tempo), che si trova ancor oggi all’ingresso della Villa su via Crociferi, si legge, con tanta nobiltà di stile:<Publico/ non a publico/ hic publicus>. Quella fontanina pubblica era stata costruita a beneficio del pubblico, senza spesa di denaro pubblico. In alto a tale scritta, emerge lo stemma dei Rosso di Cerami. A conclusione della scritta, una data: 1723”.

   Qui sta il problema finora irrisolto, dal momento che l’illustre studioso di seguito precisa che [alla stregua dell’atto <del 2 agosto 1724 rogato dal notaio Carlo De Marco in Catania> come riporta la “Memoria” inedita di Giovanni Rosso di Cerami] l’acquisto da parte di Domenico Rosso di Cerami della casa grande con annessi e connessi, di proprietà degli eredi del duca di San Donato, sarebbe avvenuto appunto nell’agosto del 1724.

   La fontanina con lo stemma dei Cerami -prosegue il prof. Cosentini- ha la data 1723! In tale anno, però, secondo l’atto (che risultò irreperibile nonostante le attente ricerche all’Archivio di Stato dov’è conservato l’archivio privato dei Rosso di Cerami, ed altrove), la proprietà del luogo non sarebbe stata ancora dei Cerami!”. “Supporre che la fontanina sia stata collocata dal duca di S. Donato o dai suoi eredi, e che lo stemma sia stato aggiunto dai Cerami sarebbe soltanto un’ipotesi. Ovvero, non è esatta la data (1724) che dà nella sua memoria citata, Giovanni Rosso, o l’atto fu stipulato dopo la consegna dell’immobile?”. Ma secondo il prof. Cosentini vi sono almeno altri due punti problematici in ordine alla costruzione di palazzo Cerami, che meritano considerazione. <In base all’atto del 1724, al momento dell’acquisto da parte dei Cerami, nel complesso della “Villa” sarebbero esistiti: il “porticato” e la “scala lapidea”, nonché la “scuderia” (ancora esistente e dalla facoltà di Giurisprudenza trasformata in aula: quella detta “aula giardino”) ed il “baglio” il solenne cortile oggi (ed anche allora?) con la palma. Giovanni Rosso nella sua “Memoria” scrive che il “porticato”, di ingresso alla Villa, “artisticamente barocco” era “opera pregevole del Vaccarini”, venuto, com’è noto, a Catania il 27 dicembre 1729. Tale portale, che reca lo stemma dei Cerami, se è veramente opera del Vaccarini (1702-1768), sarà stato sostituito all’originario “porticato”…l’ipotesi di attribuire al Vaccarini l’abbellimento del portone d’ingresso e della scala non è da escludere…>.

 Antonino Blandini

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