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Siccome il Lecce non si ar-Rende (con immancabile aiutino arbitrale), al Catania non rimane che fare di necessità Virtu-s (Francavilla, altra pugliese, altra salentina). L’ospite si presenta con le maglie color evidenziatore giallo fosforescente; in verità, per mettersi in evidenza non ci sarebbe stato bisogno di un tale espediente; ci ha pensato il Catania, per “contrasto”… Infatti, quello di lunedì non è stato il migliore Catania né quello che i tanti sostenitori si sarebbero aspettato o avrebbero auspicato; un Catania da farti stare male per 92 minuti, tanti quanti ne sono trascorsi dalla rete “alemanna” alle braccia tese (liberatorie) verso l’uscita dell’arbitro “berico” Zanonato. I miei vicini lo imploravano: «frisca, frisca!»… I minuti sembravano eterni e, sempre loro, i miei vicini: «pari ca stamu jucannu contru ‘o Reammatriddi…». Già, perché al Cibali/Massimino quest’anno i rossocelesti riescono spesso a prodursi in metamorfosi del genere (kafkiane? Su se stessi?)… Tra gli amici della B (tribuna) era unanime un pensiero: i nostri stanno giocando come se fossero in trasferta, lasciando l’iniziativa ai “fosforescenti” e tentando qualche contropiede, con i soliti lanci lunghi (spesso, da Lodi a Marchese) vanificati dalla mancanza di efficacia conclusiva.

Il Catania contro la Virtus Francavilla (Ph. calciocatania)

Eppure, malgrado “loro” sembrassero assatanati, se si contano le occasioni reali (come detto, mal sfruttate), il Catania è ampiamente avanti; “loro” più virtuali che virtuosi, “noi” più virtuosi che virtuali. È che centocinquanta calci d’angolo (10-6, per la Virtus) un po’ di apprensione la inculcano, specie in una giornata in cui la difesa (compreso Pisseri) non sembra proprio ben “sintonizzata”. Tutto è bene quel che finisce bene; è andata; bene, bravi, bis(ter, quater, quinquies…)!

Certo è che l’antefatto, raccontato dall’aedo, aleggiava come una cappa plumbea e non facilitava le cose: il Lecce, come sia-sia, era finito sette punti avanti.

Meno male che il nuovo aedo, adesso, di storia possa raccontarne un’altra: Lecce chiama, Catania risponde; entrambi balbettando ma portando a casa i tre punti che – al momento – lasciano inalterati gli equilibri.

L’1-0 di Tedeschi (Ph. calciocatania)

Nel “capoluogo” del Salento pare che abbiano fatto festa grande [«…e masculi e pitreri e bummi ‘n ziccu…» (Santo Calì, “La notti longa”) ] come se la promozione fosse già stata acquisita. Se è vero che, dopo lo scontro diretto di domenica scorsa, le restanti partite valgono come altrettanti spareggi a distanza, è anche vero che il protrarsi dello “status quo” non giova al Catania ed è comprensibile la gioia dei tifosi del “tacco”. Noi confidiamo, seppure a passo lento, di farne una – grande – a tempo debito. Confidiamo nella Provvidenza; non in quella verghiana.

A proposito: quanti decenni ancora occorreranno per rivedere funzionante la fontana dei Malavoglia? Non è bello ciò che offriamo ai frequentatori dell’estesa ex piazza Esposizione (cfr.: https://www.cronacaoggiquotidiano.it/2017/06/14/manca-un-piano-rilancio-piazza-verga-uno-dei-salotti-buoni-della-citta-condizioni-pietose/): un inesprimibile e inspiegabile degrado che affligge l’opera di Carmelo Mendola. Se a una fontana manca l’acqua…Provvidenza, provvedi.

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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