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Lo scorso fine settimana al Centro Zo di Catania, per “Altrescene” la compagnia Franco Scaldati ha proposto “E’ la terra un’unica finestra” di Franco Scaldati, con Melino Imparato e Salvatore Pizzillo, scene e costumi di Mela Dell’Erba, disegno luci di Vincenzo Cannioto e regia di Matteo Bavera.

La pièce, della durata di circa 45′, è un collage di testi di Franco Scaldati, uno dei maggiori rappresentanti del teatro contemporaneo siciliano, fondatore della Compagnia del Sarto, Direttore delle “Orestiadi di Gibellina”, autore di numerosi testi teatrali e di lavori cinematografici con i fratelli Taviani, Tornatore Ciprì e Maresco.

Imparato e Pizzillo (Ph. Alessandra Leone)

Sulla scena povera, essenziale, di Mela Dell’Erba, con due tavoli, qualche sedia, una mezza bottiglia di vino, si materializzano, in una squinternata taverna, luogo tanto caro a Scaldati, tra buio e penombra, come dei relitti umani, come dei fantasmi alla ricerca della propria connotazione, della loro dimensione, due personaggi desolanti e poetici allo stesso tempo. I due protagonisti, tra un continuo squittire di topi, sono il dinoccolato e svagato Melino Imparato che si muove come un manichino e che sembra debba cadere da un momento all’altro sotto il peso dei suoi racconti e Salvatore Pizzillo, personaggio ambiguo, malinconico.

Con le tematiche ed il linguaggio tipico di Scaldati, con un dialetto palermitano incisivo e poetico, la pièce, diretta da Matteo Bavera che ha già firmato diverse regie a quattro mani con lo stesso Scaldati, fotografa una particolare umanità fatta di ombre di uomini apparentemente insignificanti, in una Palermo desolante, disagiata, in un segmento di emarginati. Imparato, attore “storico” della compagnia palermitana, – con il suo immediato e penetrante dialetto – racconta al pubblico le sue storie facendo emergere tracce dei “classici” del poeta e regista Scaldati (“Munnezza”, “Totò e Vicè”, “Assassina”, “Lucio”). E lo spettatore, quindi, ritrova Imparato nei panni di un postino, che per poter andare in pensione deve consegnare da anni, fra le mani del signor Pace, l’ultima lettera e successivamento lo ritrova come venditore di biglietti per la lotteria (ne venderà solo uno e sarà pure fregato) o come fantasma in lite perenne con la sua ombra. Ed il compagno di strada di Imparato, Salvatore Pizzillo, con una intensa interpretazione, è come un rifugio, è una creatura sospesa tra il desiderio (la parrucca bionda che spinge l’amico a dichiarargli amore come ad Illuminata, cioè la luna) e l’ascolto di un notte che si è ripresa i suoi fantasmi.

Melino Imparato (Ph. Alessandra Leone)

In “E’ la terra un’unica finestra” si incontrano, attraverso i due personaggi in scena, con i racconti, i sogni, le ossessioni in una Palermo derelitta, il tragico ed il comico e nelle parole di Imparato, nel duro e penetrante dialetto palermitano, con la sua forza, la sua cantilena, si ritrova quella sofferenza, quella atenticità e quella poesia che ormai è sempre più raro vedere sui palcoscenici. Protagonista della pièce, dalla prima all’ultima battuta, l’universo dei derelitti di Scaldati, quel surreale dialogo interiore con le tenebre, i ricordi di guerra. Un passato, le macerie, le miserie di ieri e di oggi segni inappuntabili della produzione e del teatro del drammaturgo palermitano.

Applausi finali del pubblico per i due interpreti, Imparato e Pizzillo e per una pièce che, ancora una volta, sottolinea la poesia, la potenza espressiva e del linguaggio di Scaldati che continua a mantenere intatta tutta la sua pura ed ammaliante fascinazione.

Franco Scaldati (Ph. Valerio Bellone)

Franco Scaldati (1943 – 2013) Fondatore della Compagnia del Sarto, è stato un autore tra i più importanti del nostro teatro, il narratore di un’umanità ai margini dentro storie forti e dure, capace di riformulare il dialetto palermitano in una matrice poetico/drammaturgica, attraverso un incontro forte con la tradizione teatrale della sua terra. Negli anni 2005 e 2006 ha ricoperto l’incarico di direttore artistico della sezione teatro delle “Orestiadi di Gibellina”. Alcune sue opere sono tradotte in catalano, in polacco e in svedese, mentre tra i testi pubblicati da UBU libri si ricordano: Pupa Regina. Opere di fango; La gatta di pezza; Teatro all’Albergheria; Il pozzo dei pazzi, Assassina, La guardiana dell’acqua, Occhi (questi ultimi all’interno della raccolta “Il teatro del sarto”). Nel cinema ha lavorato come attore con i Fratelli Taviani, Giuseppe Tornatore, Ciprì e Maresco.

Video di “E’ la terra un’unica finestra”

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