Rappresenta attualmente a Catania una realtà teatrale innovativa, un progetto da seguire con particolare attenzione e che, con professionalità ed accuratezza, riesce ad allestire da due anni a questa parte delle stagioni che, indubbiamente, propongono nuovi lavori in un panorama asfittico e che soprattutto si rivolge ad un pubblico giovane, cercando di far avvicinare lo spettatore al teatro, quello, però, con la A maiuscola.
Stiamo parlando di Teatro Mobile di Catania, quest’anno alla sua seconda stagione, un progetto intelligente ed articolato e portato avanti da Francesco Maria Attardi (attore, regista, produttore, autore) e Francesca Ferro (attrice, autrice, regista), con una rosa di attori del calibro di Agostino Zumbo, Ileana Rigano, Silvio Laviano, Plinio Milazzo, Mario Opinato ecc.
Teatro Mobile, con un cartellone tra l’ABC ed il Centro Zo, proprio in questi giorni sta riproponendo, visto il notevole consenso di pubblico e le continue richieste, al Piccolo Teatro della Città, fino a domani, 24 Febbraio, lo spettacolo “Sogno di una notte a Bicocca” di Francesca Ferro con un assortito cast e che ha già suscitato gli apprezzamenti di critica e spettatori. In occasione delle repliche al “Piccolo” di Catania abbiamo incontrato Francesca Ferro e Francesco Maria Attardi e con loro abbiamo parlato del loro progetto come Teatro Mobile, di teatro e cultura e dei loro prossimi obiettivi. Ecco come Francesca & Francesco hanno risposto, con molta disponibilità e chiarezza, alle nostre domande.
Quando è nata l’idea di Teatro Mobile e perché?
“A dire il vero l’idea è nata perché abbiamo sempre avuto l’esigenza, da addetti ai lavori, di vivere un rinascimento teatrale in città, come quello di trent’anni fa, quando Catania era una dei centri culturali più influenti della penisola, quindi a noi poco importava chi o quale realtà lo promuovesse, poi quasi per caso però nel 2016, grazie a congiunzioni astrali, abbiamo pensato di provarci noi, insieme al nostro gruppo di amici e artisti che ha immediatamente in maniera entusiasta fatto suo questo progetto artistico. Insomma una di quelle cose che ti svegli la mattina con un’idea malsana consapevole di iniziare qualcosa di enormemente più grande di te, ma poi ti accorgi che dagli errori più grandi si creano forse le cose migliori”.
Catania, una piazza ricca di teatro e teatranti, di iniziative e compagnie varie, aveva realmente bisogno di una nuova idea di teatro, di rappresentazioni particolari e “giovani” come quelle del Teatro Mobile?
“Come fanno i bambini alle elementari che copiano dalla domanda la stessa risposta, si, ti cito “nuova idea di teatro e rappresentazioni particolari” chi non ne ha bisogno? Solo definirla nuova e particolare già sembra all’orecchio di chi sente questi aggettivi qualcosa a cui non poter fare a meno. Proprio perché a Catania siamo migliaia a fare questo lavoro il Teatro Mobile sin dai primi passi si è subito piazzato tra le realtà che contano, si è tirata fuori dal calderone delle “compagnie varie”, con una chiara identità e un percorso artistico ben definito, quindi per farla breve a fare il teatro quello buono, siamo pochi in fin dei conti”.

Francesco Maria Attardi, Ileana Rigano e Francesca Ferro (Ph. Dino Stornello)
A cosa puntate, in definitiva, con Teatro Mobile e che bilancio tracciate di questa prima parte del vostro secondo cartellone?
“Il cartellone, come l’anno scorso, si è rivelato una gigante incognita, anche se dopo i primi tre eventi con l’inaspettato successo di critica e di pubblico non possiamo che essere ampiamente soddisfatti e fiduciosi per il resto della stagione”.
Quest’anno avete proposto (tra ABC e Centro Zo) in cartellone lavori e testi di autori contemporanei (Baricco, Ferro, Erba, Baker, Cappellani), ma cosa ne pensate del teatro di tradizione?
“La tradizione c’è chi la fa e sono in tanti. Invece si conta sulle dita di una mano chi porta in scena del contemporaneo, ma sopratutto, come ormai è nostra prerogativa fare, proporre testi inediti, vedi “Sogno di una notte a Bicocca” di Francesca Ferro proprio in scena dal 21 al 24 Febbraio al Piccolo Teatro della Città, a grande richiesta dopo il debutto di Gennaio o per citarne un altro Sicilian Comedi di Ottavio Cappellani, romanzo uscito in tutta Italia a settembre 2017 e portato in scena dopo nemmeno un anno con la regia di Guglielmo Ferro il prossimo Maggio al Teatro Abc, ma anche testi mai rappresentati in Sicilia come The Aliens (in scena il 15 Aprile al Centro Zo) di Annie Baker, premio Pulitzer per la drammaturgia del 2014, con la regia di Silvio Peroni, insomma sono sfide lanciate alla città e fino ad ora ampiamente vinte”.

“La leggenda del pianista sull’oceano”
Secondo voi quali sono i desideri del pubblico, come avvicinare i giovani al teatro?
“Il pubblico sembra seriamente interessarsi, sempre di più, alla nostra proposta artistica e nondimeno alla nostra propaganda pubblicitaria, improntata sull’utilizzo dei social, siamo uno delle pochissime realtà teatrali SocialFriend della Sicilia, generando contenuti multimediali creativi, video e foto, imbastendo per ogni evento una campagna pubblicitaria come se vendessimo un vero e proprio prodotto a dei clienti, ma in effetti lo spettacolo, tolta la nobiltà del mezzo teatrale, cos’è? Per far nascere l’esigenza di teatro nel pubblico, soprattutto nei giovani di oggi bisogna parlare la lingua contemporanea anche nei mezzi di comunicazione”.
Tra i lavori della scorsa stagione e quelli rappresentati quest’anno (“La leggenda del pianista sull’Oceano”, “Sogno di una notte a Bicocca” e “Sadismo di coppia”) quale vi ha dato più soddisfazione, quale vi ha più convinto ed emozionato?
“Sicuramente Sogno di una notte a Bicocca, ma solo perché la sentiamo un’esperienza talmente personale e forte che è un pezzo di noi. Entrambi, sia io che Francesco, abbiamo vissuto all’interno della casa circondariale Bicocca alcuni mesi a stretto contatto con gli stessi detenuti che prendono libertà in teatro, interpretati da un cast di attori straordinari; abbiamo cercato di essere più fedeli possibili alle dinamiche del carcere, talmente tanto che molti spettatori a fine spettacolo erano convinti che il penitenziario avesse permesso ad alcuni detenuti di prendere parte allo spettacolo come libera uscita. L’emozione che ho avuto nel portare in scena questo testo è incredibile, un’esperienza che rimarrà una delle più dense di significato della mia vita”.

I tre protagonisti di “Sadismo di coppia” (Ph. Gianluigi Primaverile)
Dove va secondo voi oggi il teatro e la nuova drammaturgia?
“Il teatro va vissuto come una vera e proprio esperienza e quindi non solo è importante cosa si porta in scena ma il luogo e le persone che nobilitano quel momento, devono creare la giusta atmosfera accogliente, piacevole, sensoriale per il pubblico, che deve trovare forti motivazioni oggi per scegliere di andare a teatro e qui scatta quella famosa esigenza che è protagonista del nostro claim “il teatro non ha bisogno di voi, siete voi ad aver bisogno del teatro”. La drammaturgia parla sempre più alla gente, si è mediaticamente “televisizzata” per usare un neologismo, ciò significa che la gente è attratta delle storie vere, storie che in qualche modo la facciano riflettere sulla propria condizione o sulla condizione degli altri, quel teatro lontano, borghese, educato, non ci piace, non interessa più. Strutture per fare ciò che abbiamo scritto, ahimè, a Catania non ne esistono e siamo anni luce lontani da questo concetto”.

Una scena di “Sogno di una notte a Bicocca” (Ph. Gianluigi Primaverile)
Chi è secondo voi, ai nostri giorni, l’attore e quali sono le difficoltà che deve affrontare in una realtà in cui spesso la sola capacità o preparazione non basta per emergere e per poter coronare il proprio sogno?
“Diciamo sempre ai nostri attori che scegliamo e che scelgono di lavorare con noi, di non pensarsi come scritturati – tralasciando la definizione contributiva del termine, ma quella più filosofica-. Lo scritturato cosa fa? Sicuro della sua condizione privilegiata, vive tutto passivamente pensando solo a sé stesso al suo lavoro e a concludere nel migliore e minore tempo possibile l’esperienza lavorativa. L’attore secondo noi oggi, soprattutto all’interno di una realtà privata, deve essere parte attiva del suo percorso artistico, anche nella vita, non attendere la telefonata o la convocazione ad un provino, ma lavorare sodo giorno dopo giorno per creare dal nulla la sua possibilità di affermazione nel settore di competenza. Tu parli di sogni, è vero, sono tanti ed è un diritto sognare, ma per chi come noi fa a cazzotti tutti i giorni con chi impedisce questo diritto, si comincia ad essere selettivi quando si chiudono gli occhi e si sogna, anche perché i sogni ad occhi aperti non esistono più, con gli occhi aperti ti guardi intorno e ti viene voglia di chiuderli immediatamente”.

Francesca Ferro ed i protagonisti di “Sogno di una notte a Bicocca”
Dopo la crisi, i noti problemi, il lavoro del commissario e del CdA, finalmente il Teatro Stabile di Catania ha un nuovo direttore artistico, una donna. Cosa ne pensate e come vedete una donna del Nord alla guida di un ente come quello catanese…
“Siamo molto felici che ci sia un ventata d’aria fresca, era necessario recidere qualsiasi legame col passato. Apprendiamo con piacere che è molto interessata alle realtà alternative e contemporanee, le facciamo tanti auguri”.
Un vostro parere sulla situazione socio-culturale di Catania e della Sicilia….
“La situazione è deprimente. Una terra come la Sicilia potrebbe vivere solo di arte e cultura, invece sembra che tutti gli sforzi di chi si attiva per realizzare qualcosa di positivo, siano vani costringendo all’inevitabile fuga e lontano. Speriamo che nel prossimo futuro la realtà possa cambiare”.
Il rapporto, la complicità, la professionalità, a teatro e nella vita, di Francesca Ferro e di Francesco Maria Attardi. Come vi definite e chi siete nella vita di tutti i giorni…
“Comune denominatore e legame indissolubile che fa muovere il sole e l’altre stelle, è l’amore. Mai risposta fu più scontata, ma è vero. Intraprendere un progetto come questo, solamente con al fianco qualcuno di estremamente paziente, amorevole e fedele si può al meglio. Ci si completa nel rapporto lavorativo come in quello personale, fare squadra significa essere sostenitori l’uno dell’altra a spada tratta, oltre ogni ostacolo. Sai, avere sulle spalle questa piccola grande responsabilità, onorare un’idea di teatro, far evolvere il nostro lavoro da semplici attori a organizzatori di eventi, direttori artistici, responsabili marketing, registi, drammaturghi, non è semplice, sei quasi costretto dalla fame di svolta che nutri e solo con chi condivide fortemente questo, si può andare avanti di valore in valore”.

Francesco Maria Attardi e Francesca Ferro
Infine, obiettivi e sogni nel cassetto di Teatro Mobile…
“Teatro Mobile è vero si muove, non ha una fissa dimora, ecco … però un giorno – e ci stiamo lavorando – ci piacerebbe veramente tanto avere un luogo tutto nostro, uno spazio dove poter programmare spettacoli in serenità, un luogo che porterebbe il nostro nome e una chiara identità stilistica, un posto aperto alle persone e alle loro esigenze di intrattenimento. Teatro Mobile quindi, con una sede fissa. Poi sarebbe bello portare, oltre lo stretto una nostra produzione, in tournée magari, far conoscere il nostro marchio altrove e infine tradurre in immagini “Sogno di una notte a Bicocca” realizzandone un lungometraggio; insomma tanti i progetti e tanti sogni, siamo appena all’inizio, facciamo che ci rivediamo tra 5 anni”.