Continueranno il 28, 29 e 31 Marzo, alle ore 21.00), dopo le prime cinque affollate rappresentazioni, alla Sala Giuseppe Di Martino di Catania, le repliche della nuova produzione del Centro teatrale Fabbricateatro, “Sperduti nel buio” (‘ntra lustru e scuru) – Viaggio nell’inferno di Catania da Nino Martoglio a Pippo Fava, drammaturgia di Nino Bellia e regia di Elio Gimbo. La pièce viva e pulsante, che si avvale della scenografia di Bernardo Perrone e dei filmati di Gianni Nicotra, grazie al testo di Nino Bellia ed alla visione registica di Elio Gimbo, con la preziosa partecipazione dei pupi della Marionettistica Fratelli Napoli e con le canzoni dal vivo eseguite da Cinzia Caminiti del gruppo Schizzi d’Arte, mette in rilievo le contraddizioni di una città come Catania, che alterna, ieri come oggi, risata e tragedia, luci ed ombre, cultura e povertà, tradizione ed innovazione. E la città dell’Elefante è rappresentata da illustri personaggi della cultura e del giornalismo come Nino Martoglio e Pippo Fava che, accomunati da un destino tragico, proteggono le bellezze, i sapori ed i colori di una terra dalle mille risorse e che si contraddistingue per il suo modo di essere tutto ed il contrario di tutto, tra i problemi atavici, la politica arruffona, la colorata e colorita festa di Sant’Agata, le sue voci popolari, i volti amici e tanta ipocrisia. Senza, però, mai perdere il sorriso, l’ironia e la speranza nel domani.

Cosimo Coltraro e Cinzia Caminiti
In circa 70 minuti l’autore Nino Bellia ed il regista Elio Gimbo con “Sperduti nel buio”, intrecciano il linguaggio forbito e da intellettuale di Nino Martoglio a quello divertente, sgrammaticato, colorito della Civita e di Don Procopio e Cicca Stonchiti (personaggi emblematici della scrittura martogliana) e Peppenino, simbolo comico e saggio dell’Opra dei pupi catanese, oltre che alcuni canti della tradizione popolare, proponendo così al pubblico un lavoro dinamico, vario ed attuale, ricco di suggestioni e che emoziona, fa divertire e riflettere, dall’inizio alla fine. La mano sicura in cabina regia di Elio Gimbo, i filmati di Gianni Nicotra (con volti noti, paesagggi, brutture e vie del centro e della periferia) che accompagno i vari passi della pièce, danno vita ad uno spettacolo dalle mille sfaccettature, che parla di Catania e dei catanesi, di ieri e di oggi, che evoca sensazioni, ricordi e tradizioni, partendo proprio dall’autore, scrittore e giornalista Nino Martoglio con alcuni dei personaggi più rappresentativi della sua produzione (Don Procopio ‘Mballaccheri e Cicca Stonchiti) supportati da Peppenino, simbolo comico dell’Opra dei pupi catanese ed incrociando anche la figura di Pippo Fava, altro grande cronista e testimone delle complessità della città etnea. Lo spettacolo parte proprio dalla tragica e misteriosa fine di Nino Martoglio, da quel 15 settembre del 1921, quando il noto scrittore, autore e poeta morì precipitando nella tromba dell’ascensore dell’appena ultimato Ospedale Vittorio Emanuele di Catania dove era andato a visitare il figlio malato e la stranezza sta nel fatto che il cadavere venne ritovato in un’area ancora in costruzione. Ed infatti Martoglio, esercitando nella sua rivista D’Artagnan una satira pungente contro il malaffare diffuso nella classe politica catanese del tempo, è sempre circolato il sospetto che la sua fine non sia stata un caso, ma voluta, provocata da chi non gradiva la sua voce contro corrente.

Da sinistra Cosimo Coltraro, Sabrina Tellico e Giuseppe Carbone
Partendo da questo fatto – che autore e regista associano alla fine tragica di un altro giornalista scomodo come Pippo Fava ( freddato dai proiettili della mafia il 5 Gennaio dell’84 davanti al Teatro Verga di Catania) – si sviluppa una pièce dai contorni tragicomici con i noti personaggi martogliani, Don Procopiu ‘Mballaccheri e Cicca Stonchiti trovano il cadavere del loro creatore e cercano di rianimarlo, con l’aiuto di Peppenino, personaggio plebeo dell’Opra dei pupi catanese. Martoglio ha perso la memoria, afferma di essere D’Artagnan, non ricorda nulla delle sue opere e della città e quindi Don Procopio, Cicca e Peppenino per aiutarlo lo accompagnano in un viaggio nell’Inferno di Catania, alla ricerca della memoria smarrita. E in quei meandri incontrano anime di persone e di luoghi, fantasmi immateriali fatti di luce e ombra ed lla fine del percorso Nino Martoglio, ritrova la memoria, si trasfigura in un Pippo Fava intrappolato nello stesso Inferno e – potendo poi ritornare sulla terra – prende una decisione che preferiamo non svelare per non togliere la sorpresa a chi vedrà lo spettacolo.

Da sinistra: Sabrina Tellico, Fiorenzo Napoli e Cinzia Caminiti
La scrittura di Nino Bellia è agile e convincente, scorrevole la regia di Elio Gimbo che – come accade spesso nei suoi lavori – vira sul contenuto culturale, morale e civile. Viene fuori, quindi, una rappresentazione di alto profilo e che si avvale di un patrimonio della nostra tradizione come quello dei canti eseguiti dalla calda voce di Cinzia Caminiti e quello dei pupi – il diavolo e Peppenino – della straordinaria Marionettistica Fratelli Napoli, valore aggiunto ad un cast di alto profilo che include un efficace Cosimo Coltraro nei panni del buffo e saggio Don Procopio, di un convincente Giuseppe Carbone nei panni dello smemorato Martoglio e del trasfigurato Pippo Fava, mentre la brillante Sabrina Tellico e la già citata Cinzia Caminiti rappresentano l’animo popolare con la doppia Cicca Stonchiti, a volere ricordare la doppia anima, le mille sfaccettature, la saggezza e l’ironia del popolo catanese e soprattutto dei popolani.

Il gruppo di lavoro di “Sperduti nel buio”
Allestimento semplice ed accattivante, che coinvolge e diverte lo spettatore e che, soprattutto, strizza l’occhio – con canti, pupi e linguaggio tra il popolare ed il forbito- alla tradizione teatral-culturale catanese aprendo uno spiraglio, con intento sociale ed indagatore, sulla misteriosa e precoce morte di Nino Martoglio, sviluppando così – come sottolinea lo stesso regista Elio Gimbo – “una riflessione sulla città e sul suo rapporto con una piccola e valorosa tradizione di artisti-intellettuali, magari minoritaria, ma feconda di risultati e nobile d’intenti: intellettuali e artisti che hanno fatto e fanno “politica con altri mezzi” e questa corrente passa per Nino Martoglio e Giuseppe Fava”.
Nel cast Fiorenzo Napoli – parraturi e Marco Napoli – maniante (Diavolo e Peppenino) della omonima Marionettistica, Cinzia Caminiti ai canti tradizionali e nelle vesti della civitota Cicca, Cosimo Coltraro nei brillanti panni di Don Procopio ‘Mballaccheri, Giuseppe Carbone nel doppio ruolo di Nino Martoglio e Pippo Fava, Sabrina Tellico, la divertente e pungente giovane Cicca Stonchiti. L’aspetto organizzativo è curato con competenza da Daniele Scalia, l’impianto scenografico è di Bernardo Perrone ed i filmati sono di Gianni Nicotra.

Gli applausi ed i protagonisti alla fine dello spettacolo
Ancora una volta nell’accogliente Sala Di Martino lo spettatore, immerso nei meandri dell’inferno di Catania, in stretta compagnia di Nino Martoglio e Pippo Fava, di Cicca Stonchiti, Don Procopio e Peppenino, ascolta, condivide, si interroga, si diverte ed alla fine tributa il doveroso omaggio all’intero cast, all’autore e al regista e ad una produzione di chiaro stampo civile e culturale. Una pièce di alto valore cche si interroga sul passato, sul presente e sul futuro della città che, ancora, sperduta nel buio – tra luci ed ombre – gode della protezione di numi tutelari quali Martoglio e Fava e di eterni personaggi della nostra tradizione quali Don Procopio, Cicca Stonchiti e Peppenino dell’Opra dei Pupi. Saranno loro a salvarci ed a tirarci fuori dal persistente buio dei nostri giorni?
Frammento video di “Sperduti nel buio”