Attratta da un repertorio musicale ad ampio raggio, che la porta a spaziare con interesse dal classico al contemporaneo, la pianista Silvia Vaglica si è esibita per la Società Catanese Amici della Musica, al Katane Palace Hotel di via Finocchiaro Aprile. L’accogliente Sala Archi ha così ospitato un altro giovane talento, attualmente sotto la scuola di perfezionamento del maestro Daniele Petralia, direttore artistico della stagione musicale 2017-2018, in corso da novembre. Munita di bella sensibilità musicale, la pianista ventitreenne di Monreale, nata a Palermo, ha affrontato un impegnativo programma con una maturità interpretativa superiore alla sua età. L’esecuzione infatti ha lasciato evincere un pieno controllo della tastiera, dalla quale emergeva un tocco nitido e attento, ora fluido e scintillante, ora pacato e riflessivo, incline a dinamiche ponderate, su un utilizzo accorto del pedale: aspetti non scontati per una giovane concertista, che ha saputo giostrare opportunamente accenti vigorosi e delicati, riscuotendo da subito frequenti assensi da parte del pubblico.

Ancora la pianista Silvia Vaglica
La pianista si accostava con disinvoltura, su consistenti basi tecniche, a pagine corpose e non prive di arditezze , elargendo prontezza tematica e rilievo espressivo sin dalla Sonata op. 22 di Ludwig van Beethoven (in quattro tempi Allegro con brio – Adagio con molta espressione- Minuetto- Rondò), che richiama ascendenze haydniane e mozartiane, e nella Fantasia op.28 (sonata scozzese) di Felix Mendelssohn ( Con moto agitato-Allegro con moto- Presto), nella quale è stata profusa un’intensa melodicità. Si è poi compenetrata nell’atmosfera vibrante di Genesareth di Bonifacio Maria Krug (abate di Montecassino), traendone ispirata il sentimento religioso, come nei brani Ave Maria (tratta da Armonie poetiche e religiose) e Alleluia di Franz Liszt, conducendo quest’ultimo su poderose figurazioni accordali. Tra il plauso reiterato dalla platea, la Vaglica ha concluso il brillante recital con la Rapsodia ungherese n. 6 del suddetto musicista ungherese, seguita dalle note argentine del bis “La campanella”, ancora dal repertorio virtuoso di Liszt.