E’ stato bello ritrovarsi – in una sera d’estate – davanti a tre donne, a tre sorelle, segnate dalla vita, ma pronte a ricominciare, raccontando, finalmente, il loro segreto, la loro muta sofferenza. Squarciando il silenzio, illuminandosi, dandosi forza ed uscendo dal buio, come le “taddrarite”, i pipistrelli, che vivono al buio perché hanno paura della luce e della verità.
Lo scorso fine settimana la compagnia teatrale Accura Teatro ha proposto nel Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini di Catania, per il ciclo “Nuovo Teatro” nell’ambito della rassegna “Porte aperte Unict 2018- Dialoghi migranti”, la pièce”Taddrarite (pipistrelli)“, atto unico, scritto e diretto da Luana Rondinelli. In scena Giovanna Mangiù, Luana Rondinelli e Silvia Bello, aiuto regia Silvia Bello, musiche Ottoni Animati, Roberta Prestigiacomo.

Giovanna Mangiù, Luana Rondinelli e Silvia Bello
La pièce, estremamente piacevole, scorrevole e molto diretta, intriga subito l’interessato spettatore, soffermandosi su un tema più che mai attuale e che riguarda proprio il sesso femminile, ovvero il peso delle bugie e dell’indifferenza sulle donne che subiscono violenza domestica. Da sottolineare che le tre protagoniste, che si muovono, si agitano, si raccontano, con determinazione – su uno spazio scenico occupato solo da tre sedie e da una bara – sono estremamente convincenti e mettono al centro la donna con le sue aspirazioni, le sue delusioni, le angherie che subisce soprattutto tra le mura domestiche da parte di un marito mai dolce e premuroso, ma sempre autoritario, dominante e violento.
“Taddrarite” racconta di tre sorelle siciliane: Maria (Giovanna Mangiù), Rosa (Silvia Bello) e Franca (Luana Rondinelli) che, come da antica tradizione e vestite di nero, rendono omaggio al defunto marito di Maria (la più giovane delle tre) nell’ultima notte prima della sepoltura. Davanti alla bara del marito di Maria le tre sorelle trasformano il classico momento di veglia e preghiera in una occasione per confessare quanto la loro vita coniugale sia stata difficile e dura. Maria, Rosa e Franca hanno, infatti, sposato uomini violenti e lavativi e sono diventate madri di tre belle bambine e per amore delle figlie hanno taciuto all’esterno sulle percosse fisiche e sulla violenze psicologiche subite. Le tre sorelle sono diverse tra loro, ma oggi si ritrovano unite dal desiderio di lasciarsi alle spalle un passato di dolore e violenza. Attraverso l’ironia – una sorta di “umorismo nero” – le tre convincenti protagoniste trovano il coraggio di parlare, superando così il dolore.

Ancora le tre protagoniste – Foto Dino Stornello
Maria, la più giovane, sogna una vita diversa, Franca ha avuto la forza di divorziare e si è risposata desiderando la bella vita, Rosa è invece la più riflessiva. Sul palco le tre donne raccontano quindi, tra una preghiera e lo sguardo rivolto al vicinato, le loro esperienze e la loro solitudine. L’amore le ha solo illuse, regalandole sofferenza, sottomissione e la sola gioia di tre figlie femmine, mentre dai loro uomini solo delusione, percosse e pochezza di sentimenti. Ma loro non si sono rassegnate e la notte della veglia funebre diventa l’occasione per ricominciare una nuova vita, come donne e madri. Passata la nottata l’anima del defunto, secondo tradizione, ha finalmente lasciato la casa e adesso le tre sorelle non dovranno più nascondersi, avendo ritrovato la voglia di reagire e combattere. L’anima di Carmelo, il marito di Rosa, è già andata via, adesso bisogna sbarrare porte e finestre per evitare che possa tornargli in mente di rientrare.
La pièce, in circa 50′, ci parla di una Sicilia divisa e combattuta tra modernità e tradizione, dove la donna siciliana, cuore della famiglia, spesso diventa luogo e persona dove far confluire tutte le problematiche, le frustrazioni del marito. La regia della pièce è semplice, scorrevole ed essenziale, l’interpretazione delle tre protagoniste è asciutta e vera, regalando al pubblico intensità ed emozioni, grazie anche alla passionalità ed alla musicalità del dialetto siciliano che raffigura in modo crudo, reale la problematica della violenza sulle donne nell’universo siciliano attuale. Lo spettacolo non ha cedimenti di ritmo, coinvolgendo il pubblico che, alla fine, tributa calorosi applausi alle tre protagoniste.
Il testo – scritto da Luana Rondinelli nel 2011 – colpisce nel segno e, attraverso il mezzo del teatro, consente di lottare per chi ha sofferto e soffre, mirando a far uscire dal buio tante donne che nascondono la verità, rappresenta una occasione per rompere il silenzio e farsi ascoltare in ogni parte del mondo.
La compagnia Accura Teatro, fondata da Luana Rondinelli, mira a veicolare i lavori della stessa Rondinelli, mettendo al centro di tutto parola e testo, utilizzando soprattutto il dialetto siciliano.

La Rondinelli in regia
L’Autrice
Luana Rondinelli nasce a Roma nel 1979, ma si sposta da piccolissima con i genitori a Marsala, dove trascorre i primi 27 anni della sua vita. Frequenta prima il corso di recitazione del maestro Michele Perriera alla scuola di teatro “Teatés” a Palermo e, a seguire, il corso di recitazione nella scuola “Ribalte” del Teatro Sistina di Roma, diretta da Enzo Garinei, dove partecipa anche a vari laboratori. Nel 2006 in collaborazione con l’associazione D’altra P’arte ha proposto una riduzione de “I ciechi” di Maurice Maeterlinck al Teatro Antico di Segesta.
Nel 2011 scrive, dirige e interpreta “Taddrarite” e fonda la compagnia Accura Teatro e nel 2013 scrive e interpreta “Giacominazza”.
Come attrice, soprattutto negli anni tra il 2005 e il 2009, calca le scene di diversi teatri italiani e fa anche qualche piccola esperienza nel mondo del cinema e della pubblicità. Per arricchire la sua formazione, negli anni a seguire, frequenta importanti laboratori e seminari di regia e scrittura; tra i suoi insegnanti si possono citare Corinna Lo Castro, Filippo Luna, Emanuela Giordano, Marzia G. Lea Pacella e Serena Sinigaglia.
Nel 2014 scrive il suo nuovo testo teatrale: “A Testa Sutta” che, per la prima volta, vede sulla scena un personaggio maschile, ma che, come gli spettacoli precedenti, è ambientato in Sicilia e recitato in un dialetto decisamente travolgente.