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Un piccolo libro, ma prezioso: un vasetto di alabastro di nardo, dal titolo “San Vincenzo Ferreri, uomo della Parola, predicatore della Verità, apostolo della Pace” (Editrice Velar, Gorle [Bergamo] pp.50, 2018).

Non è facile concentrare e divulgare la vita, la storia e la spiritualità di un grande santo come San Vincenzo Ferreri. Il sacerdote domenicano, fra’ Giovanni Calcara -nativo di Caccamo ben noto negli ambienti socio-culturali siciliani, docente di Dottrina Sociale della Chiesa presso l’istituto Teologico San Tommaso di Messina, attualmente residente presso la comunità dei Padri Predicatori del santuario San Domenico di Soriano Calabro, si è cimentato con successo nell’impresa. L’autore si pone sulla linea della più genuina tradizione domenicana, da cui oggi abbiamo da imparare soprattutto la cultura del dono, per la quale la presunzione di sé deve scomparire. Secondo San Tommaso d’Aquino l’attività apostolica del domenicano deve passare dalla contemplazione alla predicazione, sulla base di un solo movente: la pietas per le anime.

   La vita di San Vincenzo è ampiamente caratterizzata dal passaggio dalla contemplazione all’azione, come dimostra padre Calcara il quale, dopo aver studiato e contemplato la santità di S. Vincenzo, induce a tradurla nella nostra società che sembra avere smarrito il senso dell’umano e del cristiano dell’esistenza. L’aureo libretto conduce il lettore ad attraversare le tre tappe caratteristiche della vita e della spiritualità del santo spagnolo che corrispondono alle tre vocazioni vincenziane: alla vita accademica, a quella politica e apostolica. Abbracciato da giovane, nel 1367, la vita religiosa, le geniali qualità intellettuali speculative di Vincenzo furono ammirate dai confratelli di Valencia, che gli affidarono l’insegnamento accademico di teologia e filosofia in diverse città della Spagna. A 40 anni, fu attratto dall’attività politica multipla, che lo impegna sia all’interno dell’Ordine che nelle vicende europee del tempo, attraversate dalla cattività avignonese. Due papi si contendevano la sede petrina. Per S. Vincenzo, era doloroso che la Chiesa fosse divisa. Scrise un tratto per cercare di superare teologicamente lo scisma. Per ragioni politiche, egli si convinse, purtroppo a torto, che quello vero fosse il papa avignonese, Clemente VII. Quando il cardinale Pedro e Luna divenne papa Benedetto XIII, succedendo a Clemente, lo volle con sé alla corte pontificia, dove Vincenzo svolse il ruolo di predicatore e confessore della sede apostolica. Ma ecco che giunge la terza vocazione. Ad Avignone la corte e la politica violenta di Benedetto lo sfiancarono e giunse in fin di vita. Ebbe una visione: gli apparve il Salvatore, con S. Domenico e S Francesco, che gli diede l’incarico di predicare la conversione e la transitorietà della vita. Ottenuto il permesso della missione apostolica, partì nel 1399 e divenne predicatore ed evangelizzatore itinerante in Europa, un taumaturgo e un legato <a latere Christi>, impegnandosi nel portare pace fra le fazioni. Migliaia di persone cominciano a seguirlo ovunque. La sua predicazione è accompagnata da innumerevoli miracoli, in particolare di guarigione, e da una speciale capacità di consolare gli afflitti e i sofferenti. Trvandosi, nel 1419, a predicare la Quaresima a Vannes (Francia), Vincenzo si ammala e il 5 aprile muore. Qui sono ancora custodite e venerate le sue spoglie mortali. Fu canonizzato da Callisto III il 1 dicembre 1458.

Il libro -introdotto da una presentazione che orienta il lettore con un saggio insegnamento di Papa Francesco: “I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio…Hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio”- si articola in 4 capitoli contenti diversi paragrafi divulgativi. Vita, scisma d’Occidente, missione apostolica, l’Angelo dell’Apocalisse, la canonizzazione, i miracoli, gli scritti (discorsi, omelie, lettere), la dottrina. L’opera riporta la devozione, il culto, l’iconografia con numerosissime illustrazioni tutte a colori. Si conclude con la preghiera di San Vincenzo da recitare sui malati.

Padre Calcara riporta alcune regole che San Vincenzo, mediatore culturale, ha lasciato per la predicazione al popolo: linguaggio semplice, indicare i doveri, usare gli esempi. Ci consegna, inoltre, molti aspetti della spiritualità del santo, mediatore dello Spirito, mettendo in evidenza, da degno discepolo di S. Domenico e S. Francesco, la centralità di Cristo. Dopo quello cristologico, la Madonna è il secondo asse della spiritualità vincenziana che affronta pure il tema dei rimedi alle tentazioni. Come riporta in suo commento allo scritto di padre Calcara, il sacerdote Vincenzo Lombino, docente presso la Facoltà Teologica di Sicilia, è certo che S. Vincenzo, figlio del suo tempo, annunciò la venuta dell’Anticristo e la prossimità apocalittica del giudizio finale del male, vista dalla prospettiva della speranza cristiana e della Resurrezione di Cristo. La chiave di lettura da cui valutare il volumetto di fra’ Giovanni è la speranza cristiana, la vittoria di Cristo sulla morte e sul male. Il libro si presenta come un biglietto d’invito per la santità, a percorrere con fiducia l’appello alla santità che ha segnato San Vincenzo e che attende di essere riscoperta: contemplare giorno e notte lo stato dei poveri, dei semplici, dei miti, degli umili, degli emarginati, che amano il loro prossimo con ardente carità e non pensano a se stesi, perché essi contemplano continuamente la sovrana gloria di Dio e dei beati.

Il libro assume un particolare interesse per noi siciliani a motivo della ricca iconografia che lo rende unico: molte bellissime immagini a colori di statue e di pitture che impreziosiscono per arte e devozione anche tante chiese dell’Isola, come quelle di Castelvetrano, Palermo, Mussomeli, Marsala, Polizzi Generosa, Militello Rosmarino, Castell’Umberto, Caccamo, Catania (lettera che San Vincenzo scrisse al generale dei Domenicani il 17 novembre 1403), Calamonaci, Casteltermini, Nicosia, Acireale, Castelbuono, Diana, Maletto, Paternò, Piazza Armerina, Pietraperzia, Sarro, Stromboli.

Antonino Blandini

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