Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviataci in merito al diniego posto dalla Regione verso la richiesta di collocazione di una targa commemorativa nel Palazzo dell’ex ESE (Ente Siciliano di Elettricità) a Catania, forse condizionata da un possibile equivoco con il Palazzo ex ESA (Ente Sviluppo Agricolo), pronti ad ospitare l’eventuale risposta da parte del Governatore della Sicilia.

Il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha negato l’autorizzazione ad apporre una targa per ricordare il 50° anniversario della 39 Settimana Sociale dei cattolici italiani svoltasi a Catania, dal 21 al 26 Settembre 1968, nei saloni del Palazzo ex ESE (Ente siciliano di Elettricità).

L’iniziativa, associata ad un convegno di studio, era stata ideata dagli ex Dirigenti diocesani della Gioventù di Azione Cattolica e dai Circoli Giorgio La Pira della Provincia di Catania. La spesa sarebbe stata a loro carico. La decisione di Musumeci, appare certamente ostile ai gruppi di cattolici, priva Catania e la sua Diocesi di momenti di memoria, per un evento positivo nella storia cittadina. Musumeci non è catanese, non gli si può chiedere amor patrio. Il suo risibile diniego ha privato la città di memento rievocativo dell’esperienza religiosa vissuta dai cattolici italiani nella Chiesa Locale a Catania. Il 1968 è stato un anno ricco di eventi politici, non solo per il ” maggio parigino” della contestazione giovanile. Quell’anno a Capodanno è stata celebrata la prima giornata mondiale per la Pace, indetta da Papa Paolo VI. Si è profilata la Primavera di Praga, in Aprile è stato assassinato Martin Luther King. In Giugno la stessa sorte per Robert Kennedy. Un anno denso di segnali politici significativi per le democrazia; l’apice fu raggiunto con gli eventi del mese di Agosto che stroncarono i germogli della Primavera praghese. La settimana sociale si svolse, dunque, nel clima di fermenti e tensioni, in ogni parte del mondo, per i testimoni del “bene comune”.

Il tema della 39^ Settimana sociale dei cattolici italiani “Diritti dell’uomo ed educazione al bene comune” ha costituito occasione di confronto di grande importanza per la società italiana ed ha registrato la partecipazione a Catania dei rappresentanti delle 223 diocesi italiane e delle associazioni laicali. La Settimana è stata aperta dalla prolusione del Card. Giuseppe Siri, Magistero della Chiesa e bene comune della comunità politica. Nei giorni seguenti le relazioni di Renato Dell’Andro, Il gruppo familiare educatore al bene comune – Gabrio Lombardi, La scuola formatrice della coscienza al bene comune – Giuseppe Lazzati, Forme associative religiose e bene comune – Giuseppe Mira, Organismi e aggruppamenti economici e professionali e bene comune – Luigi Pedrazzi, Partiti politici e bene comune. Ricordare l’evento, nei nostri giorni ancora carichi di problematiche sul futuro democratico in Europa e in Italia, avrebbe avuto effetti largamente positivi nello scenario, a volte, angusto e grigio della nostra città.

Non possiamo sottacere il lungo, estenuante e paralizzante, percorso procedurale nei meandri della burocrazia politica della Regione. Solo l’intervento del Segretario Generale della Regione ha generato la risposta alla istanza per l’autorizzazione ad apporre la targa celebrativa nel prospetto laterale del Palazzo ex ESE. La formale istanza fu consegnata brevi manu agli uffici regionali il 20 Ottobre del 2017, si presumeva, in tempo utile per provvedere entro la data della ricorrenza del cinquantenario, il settembre 2018. Nel silenzio amministrativo prolungato abbiamo inoltrato puntuali solleciti. Dopo oltre un anno e mezzo, venti mesi, quasi due anni, il 4 luglio 2019 abbiamo ricevuto la comunicazione del diniego. Il servizio demanio e patrimonio indisponibile della Regione Siciliana ha comunicato “che l’On. Presidente della Regione ha espresso diniego ad apporre la targa celebrativa presso il Palazzo ex ESA di Catania, considerato che il suddetto immobile costituisce sede di rappresentanza della Regione Siciliana.”

Anche in questa lettera è palese la superficialità e disinformazione della Regione. Non si tratta del Palazzo ex ESA (ovvero ente di sviluppo agricolo) ma dell’ex ESE (ovvero ente siciliano di elettricità, costituito nel gennaio 1947, assorbito dall’Enel con la nazionalizzazione del 1962, ente siciliano soppresso nel 1974). La precisazione non è una forma di pedanteria. L’informazione serve a ricordare che il suolo su cui fu costruito il Palazzo ESE è stato donato dai cittadini catanesi. L’immobile fu poi assegnato, come un pacco dono, ad un ente in via di dissolvimento, l’ESA (sviluppo agricolo).

La donazione del Municipio di Catania alla Regione era condizionata a costruire un edificio da destinare ad un ente regionale. Storicamente l’ESE, unico ente regionale ad avere sede propria fuori Palermo. Un embrionale principio di raro decentramento regionale. Il suolo, insieme a quello su cui sorge la Camera di Commercio, faceva parte del convento dei Cappuccini, acquisito dallo Stato unitario. Convento demolito negli anni 30. La Regione fa ora mostra del “suo palazzo di rappresentanza” sul suolo donato, in pieno centro storico. È ipotizzabile la restituzione al Comune per violata esecuzione della condizione donativa? Un edificio dato in affitto, per decine di anni alla Facoltà di Scienze politiche e all’ufficio tecnico del Comune.

Addirittura la Regione ha sfrattato gli uffici comunali per morosità e mancato rinnovo del canone locativo. Alla faccia dei servizi da rendere ai cittadini, gli uffici sono rimasti vuoti per anni. Sono divenuti solo parzialmente, da un paio d’anni, uffici di rappresentanza. Un edificio solo parzialmente utilizzato, con grave danno erariale per la trascuratezza riservata alla cura del grande Salone, al piano terra, che fungeva da tesoreria e cassa dell’ente. La lungimiranza del Presidente pro – tempore dell’ESE, ing. Francesco Costarelli e del Direttore avv. Enzo Auteri, ha consentito la valorizzazione del palazzo (costruito nel 1960-1962), con utilità per la cultura della comunità urbana.

Il prestigioso ed elegante Auditorium, con circa 200 poltrone, ha ospitato centinaia di Convegni ed iniziative culturali, il palazzo è stato aperto ai cittadini. Ora invece ospita le sedie del potere arroccato nei suoi immobili. Si ricordano le conferenze stampa e i discorsi ufficiali di Presidenti del Consiglio, Moro, Fanfani, ed altri. Il Salone tesoreria e cassa ha ospitato memorabili mostre come quella del 1966 sui temi della Fame nel mondo, a cura dei giovani di Azione Cattolica e da Mani Tese, con decine di migliaia di visitatori. Successive esposizioni didattiche per la scuola sui momenti decisionali della politica: ” Chi decide della città ? ” o sui grandi temi urbani.

Un edificio divenuto icona di cultura e partecipazione dei cittadini gestito, adesso, con mentalità possessoria, da “padroni del bastimento”. Sembra, quasi, che la Regione voglia preservare la sua immagine, la sua “rappresentanza” dalla contaminazione con i buoni e memorabili eventi storici vissuti a Catania. Il Palazzo ex ESE, forse, rappresenta in maniera esemplare la cattiva amministrazione di enti soppressi e disciolti per i clamorosi fallimenti delle politiche di sviluppo o promozione in Regione. Ancora prima con l’assuefazione rassegnata degli ascari in Regione, inermi rispetto alla nazionalizzazione dell’energia elettrica. Momento che ha segnato la spoliazione, per cittadini e mondo produttivo, dei benefici tariffari dell’energia prodotta in Sicilia nelle sue centrali e invasi. Sembra di capire, paradossalmente, che la Regione con il diniego labile di Musumeci non abbia voluto il richiamo ai valori del bene comune. Quasi la targa ricordo potesse sfigurare i suoi palazzi. Forse solamente l’odierna Regione guidata da soggetto con ispirazione e formazione politica nota, nella storia italiana, per le avversioni all’Azione Cattolica Italiana e ai movimenti cattolici.

“L’Azione Cattolica, durante il periodo fascista, è l’unica realtà extraregime che possiede la legittimità di operare in maniera più o meno autonoma. Nel 1931 Mussolini, contravvenendo agli accordi precedentemente sanciti, ordina la chiusura dei circoli dell’A.C.; egli, infatti, coglie e teme la minaccia insita nell’attività formativa da essi svolta. I rapporti tra cattolici e regime si incrinano definitivamente dopo il sodalizio tra l’Italia e la Germania nazista.” (cfr. Storia dell’Azione Cattolica Italiana).

Forse l’ideologia di partito di quanti sono cresciuti con formazione politica ispirata da quegli anni tragici e illiberali, potrebbe aver orientato il diniego, decisione politicizzata, priva di equilibrio e senso storico. In altre occasioni passate Musumeci ha concesso beni in comodato d’uso, a istituzioni religiose, utilizzando risorse pubbliche della Provincia. In questo caso ha negato la facciata di un edificio pubblico dalla “deturpazione” derivante dall’apposizione di una targa celebrativa che richiamava all’educazione politica. Forse valore e principio estraneo ai “palazzi”.

Salvatore Di Mauro

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