Cronaca

La giornata di domenica 13 settembre 1959, ultimo giorno del XVI Congresso Eucaristico Nazionale, ha segnato il culmine delle celebrazioni con la processione Eucaristica, la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria e il Radiomessaggio del Santo Padre Giovanni XXXIII.

A cantare le lodi a Dio, in quel luminoso pomeriggio di fine estate, nella grande piazza del Congresso e nelle strade adiacenti c’erano più di trecentomila persone ed io, appena quindicenne, ne sono testimone. Nella Piazza G, Verga, la Fontana dei Malavoglia è stata realizzata dallo scultore catanese  Carmelo Mendola (18951976) e inaugurata il 25 ottobre 1975.

La Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, voluta e  fatta da tutto l’Episcopato Nazionale, la solenne  Benedizione Eucaristica impartita la Card. Legato Marcello Mimmi e il radiomessaggio del Santo Papa Giovanni XXIII, sono stati tre momenti di fede che certamente hanno segnato un’epoca della storia civica e religiosa di Catania e delle persone – chierici e laici – che li  hanno vissuti e che certamente non dimenticheranno mai.

12 settembre alle ore 21.00  il Card. Mimmi che celebra il solenne pontificale in Piazza G. Verga

Una pallida idea di quanto è avvenuto in quella domenica la possiamo avere solo attraverso alcune foto che di seguito sono qui pubblicate.  

Alle 11,30 di quella indimenticabile domenica, il Simulacro della Madonna di Fatima, posto sull’anfibio dei Vigili del Fuoco di Catania ed accompagnato da un corteo di macchine, venne portato dalla Cattedrale a piazza G. Verga e posto accanto all’Altare del Congresso.

Alle 16.oo ebbe inizio la processione eucaristica che si è snodata per via Etnea e viale XX Settembre, fino a piazza G. Verga. La partecipazione di tanti sacerdoti, frati, suore e seminaristi ed una marea di persone venuti da ogni parte d’Italia è stata veramente qualcosa di inimmaginabile oggi.

Seguivano a piedi il carro trionfale su cui troneggiava  l’ostensorio con Gesù Eucaristico, tenuto dal Card. Mimmi, i cardinali, i vescovi, il clero ed una moltitudine di persone.

Alle 18.00 il carro trionfale entrava in piazza G. Verga, accolto dal canto del “Credo”, mentre la Rai-Tv, che trasmetteva in diretta la cerimonia conclusiva del XVI Congresso Eucaristico Nazionale, con i suoi riflettori illuminava ogni angolo della piazza e delle strade limitrofe.

Al centro della foto mons. Francesco Ricceri

Dopo che l’ostensorio con il Santissimo Sacramento venne intronizzato sull’altare, in modo da poter essere visto da ogni angolo della piazza, il Cardinale Legato, in ginocchio,  <<a nome dell’episcopato e di tutto il popolo italiano, rappresentato in tutti i suoi ordini e condizioni sociali>>, ha letto dinanzi a Gesù eucaristico l’Atto di consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria:

<<Signore nostro Gesù Cristo, che nell’Ostia Santa siete presente come Re del mondo, unico Maestro e Pastore delle nostre anime, mediatore tra la terra e il Cielo, accogliete questo atto solenne, col quale noi intendiamo riconoscere il vostro sovrano dominio, e deporre nelle vostre mani l’offerta delle nostre anime, della nostra vita, dei nostri beni, delle nostre famiglie, della nostra patria, di tutto il mondo.

Accogliete questa offerta, e unendola a quella del vostro Corpo e del vostro Sangue, che voi rinnovate ogni giorno, mediante il ministero dei Sacerdoti, nel Sacrificio Eucaristico, fatela ascendere gradita al Padre Celeste, nel seno della Augusta Trinità, dove voi vivete e regnate eternamente, come unico vero Figlio di Dio.

Accogliete specialmente, in questo giorno solenne, l’atto ufficiale di consacrazione, che noi intendiamo fare a voi, e per voi, alla Trinità santissima, della nostra amata patria, in unione alle intenzioni del Cuore Immacolato e Addolorato della vostra eccelsa Madre Maria, che a noi, come a figli amatissimi, ha voluto suggerire e richiedere quest’atto di riconoscimento del sovrano dominio di Dio sulle Nazioni.

Vescovi di un Paese da voi prediletto, e predestinato a Sede del vostro Vicario sulla terra, solleciti del bene spirituale e materiale del nostro popolo, desiderosi che sulla nostra Patria e sul mondo intero, risplenda presto un arcobaleno di speranza e di pace, noi, o Signore, deponiamo nel Cuore della Madre vostra e nostra, i voti più ardenti per la diletta Nazione italiana: la sua prosperità nella pace, nella giustizia, nella libertà, nell’ordine, nella concordia; la sua fedeltà alla Religione, che voi le avete dato; la sua integrità nella fede cattolica; la sua santità nei costumi; l’unione di tutti i suoi figli in una fraterna carità.

A questi voti corrisponde anche l’impegno che noi, come legittimi rappresentanti di questo popolo presso il vostro Altare, intendiamo prendere e prendiamo, nel consacrarci ancora una volta a voi, nella luce del Cuore Immacolato e Addolorato di Maria Santissima.

Posti da voi come maestri e pastori di questo popolo, noi Vescovi c’impegniamo ad eseguire, con sempre maggior sollecitudine e dedizione, il mandato che voi ci avete conferito.

Il nostro clero sarà sempre più vicino al vostro Cuore, più pronto e generoso nel collaborare con noi alla salvezza delle anime, che ci avete affidate.

Il nostro popolo, e tra esso specialmente le anime consacrate, e coloro che più direttamente si dedicano al servizio del vostro Regno, seguirà l’insegnamento e l’esempio dei suoi pastori, per fare di questa Italia, delle sue diocesi e parrocchie, delle sue famiglie, dei suoi istituti, una terra veramente a voi consacrata.

Questi sono i voti, queste sono le promesse che noi, Vescovi italiani, oggi intendiamo affidare al Cuore della vostra e nostra Madre, in unione di pensiero e di volontà col vostro Vicario in terra, il Sommo Pontefice, Primate d’Italia.

E con Lui, noi ci rivolgiamo, o Signore Nostro Gesù Cristo, a questa SS. Madre, perché essa, con la sua materna intercessione, ci assista e renda effettivo e operante, per la grazia, ottenutaci presso il vostro Trono, quest’atto di consacrazione.

Vegli, o Maria, il vostro Cuore Immacolato sulla Chiesa di Cristo, su noi, su questa terra benedetta, che mille Santuari vostri costellano, facendone quasi la vostra seconda patria.

Assistetene i reggitori, illuminatene il popolo, di tutti soccorrete le necessità, confortate le sofferenze, alimentate le speranze; in modo speciale, assistete coloro, che si trovano lontani dalla propria terra, ne sentono la nostalgia; accrescete nelle anime dei fedeli il fervore, riconducete al Padre gli erranti; santificate e adeguate alle presenti necessità i Sacerdoti; custodite particolarmente, in un clima cristiano, la limpida fede ed il candore innocente dei piccoli, speranza d’Italia.

Ecco, o Madre e Regina d’Italia, la supplica che, con filiale speranza, rivolgiamo e affidiamo al vostro Cuore Immacolato, pregandovi che giunga presto l’ora, da voi promessa, in cui il vostro Cuore Immacolato trionferà in questa nostra terra, e in tutto il mondo. Così sia!>>.

Al termine dell’Atto di Consacrazione i Pueri cantores, che erano più di mille provenienti dalle Diocesi d’Italia e d’Europa,diretti da mons. L. Rapicavoli,insieme al popolo di Dio che gremiva la piazza e le strade vicine intonarono il popolare canto siciliano del XVI sec.  “O sanctissima, o piissima, dulcis Virgo, Maria. /Mater amata, intemerata. Ora, ora pro nobis….”. Dopo il canto del “Tantum ergo”, il Cardinale Legato impartì la solenne Benedizione Eucaristica,

A questo punto vi fu un silenzio totale perché tutti aspettavano il radiomessaggio del Santo Padre Giovanni XXIII, che parlava da Castelgandolfo:

«Cantemus Domino, gloriose enim magnificatus est »: cantiamo inni al Signore, poiché è stato gloriosamente esaltato! (Ex. 15,1).

  Amiamo ripetere queste parole di lode e di riconoscenza al Divino Salvatore, nel momento così solenne in cui, Venerabili Fratelli e diletti figli, vi stringete palpitanti di amore attorno al trono eucaristico di Gesù, al chiudersi del XVI Congresso Eucaristico Nazionale. Esso ha visto folle numerose di credenti confluire in questi giorni a Catania da ogni parte di Sicilia e d’Italia.

  Oh! come ricordiamo Catania, dai giorni felici del Nostro incontro con il suo venerato Arcivescovo Cardinale Nava, che Ci volle ospiti nella sua casa, al Nostro passaggio di là nel 1923, mentre eravamo applicati al servizio di ripresa e di fervore delle energie di cooperazione missionaria in Italia, a cui Ci aveva avviati due anni prima Papa Benedetto XV, di tanto cara e pia memoria.

  La città dell’Etna, assisa quale splendida regina di fronte al mare Ionio, e cinta dal maestoso scenario di naturali bellezze, che le fanno corona, ricca di monumenti millenari, ma più ricca ancora di gloriose memorie cristiane, è stata — dunque — il centro di vibranti manifestazioni in onore del Santissimo Sacramento dell’Altare.

  Per questo il Nostro cuore è stasera particolarmente vicino a voi, e gode di esprimervi, col prezioso ausilio delle onde radiofoniche, la Nostra viva compiacenza. Ed è naturale che, guardando ai fervidi tributi di amore e di lode resi all’Eucaristia, Noi aggiungiamo l’omaggio della Nostra personale devozione, a conforto della fede comune, ed a suggello della nuova pagina di pietà, che i diletti figli d’Italia hanno esemplarmente scritta nei fasti della loro storia religiosa.

  Le vostre preghiere, i vostri canti, i solenni riti ai quali avete assistito, si sono rivolti incessantemente in adorazione del Pane eucaristico, che le lezioni dei valenti Maestri del Congresso hanno presentato ai vostri occhi in tutto il suo vivificante splendore. E volendo riassumere quanto è stato compiuto durante questi giorni, Noi ben possiamo additare nel culto dell’Eucaristia l’espressione più luminosa e completa della religione cattolica.

  In verità, il Sacramento dell’Altare è chiamato, nell’atto stesso della Consacrazione del calice, «Mysterium fidei», mistero della fede, e cioè il compendio vivente di tutto il Credo cattolico. Da esso, infatti, s’irraggia il Sole di giustizia, Gesù, unico Mediatore tra Dio e gli uomini, Vittima incruenta di riconciliazione tra la terra e il Cielo. In esso è il memoriale perenne del sacrificio, da Lui offerto sul Calvario per la nostra salvezza. In esso Egli è presente come Capo del Corpo Mistico, fonte dei Sacramenti, che danno fecondità e bellezza al giardino spirituale della Chiesa.

  Antivedendo il trionfo, che l’ignominia della Croce gli avrebbe meritato, Gesù disse un giorno: «Quando sarò esaltato da terra, trarrò tutto a me» (Io. 12,32).

Queste parole si addicono bene al Pane eucaristico per la dovizia dei celesti tesori che esso in sé racchiude. Sì, anche il Sacramento dell’Altare è centro di misteriosa attrazione.

  I venti secoli di progresso delle scienze, delle arti, della cultura, e dell’economia, i mutamenti avvenuti nel campo politico e sociale non hanno diminuito il valore delle parole di Cristo: «In verità, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figliuol dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita… Questo è il pane che è disceso dal Cielo… Chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Io. 6, 54,59).

   Sovrastando pertanto con la forza della nostra fede e il fervore delle nostre acclamazioni le voci confuse degli oppositori, che non mancarono mai, e guardando allo stuolo innumerevole di martiri e di santi, che dalla Eucaristia hanno attinto il segreto e la forza della loro grandezza, noi insieme ripetiamo a Gesù: «Signore, dateci sempre di questo pane», poiché voi siete «il pane di vita» (Io. 6, 34,35).

   Venerabili Fratelli e diletti figli! Non Ci soffermiamo nell’illustrare il significato della quarta domanda del Padre Nostro, scelta a tema del Congresso. Ma in quest’ora solenne desideriamo sottolineare la triplice prerogativa di quel «Pane quotidiano», che i figli della Chiesa devono chiedere ed attendere, con fiducia e desiderio, dalla provvidenza del Padre celeste.

  a) Esso dev’essere anzitutto un pane nostro, chiesto cioè in nome di tutti. «Il Signore — ammonisce in proposito S. Giovanni Crisostomo — ha insegnato nel Pater a rivolgere a Dio una preghiera anche a nome dei fratelli. Egli vuole, cioè, che non s’innalzino a Dio suppliche avendo di mira soltanto i propri interessi, ma anche quelli del prossimo. Egli intende con ciò combattere le inimicizie e reprimere l’arroganza» (In Matthc. VI, homil. XIX; MG 57, 278).

   b) Dev’essere inoltre un pane sostanzioso, che è quanto dire, necessario al nostro sostentamento. E poiché l’uomo è composto di corpo e di spirito immortale, il pane che occorre domandare a Dio sarà non soltanto il pane «temporale», ma, come osserva sapientemente il Dottore Eucaristico S. Tommaso, soprattutto il pane «spirituale», che è Dio stesso, verità da contemplare e bontà da amare; ed inoltre il pane «sacramentale», ossia il Corpo del Salvatore, segno e viatico di vita eterna (Cfr. Comm. in Matthc. VI).

   c) La terza dote, infine, non meno importante, del pane quotidiano, è che esso sia uno, cioè, simbolo e causa di unità. «Quemadmodum enim corpus illud Christo iungitur, ita et nos per panem hunc unimur» — continua S. Giovanni Crisostomo — : «Come infatti quel corpo è unito a Cristo, così anche noi siamo uniti per mezzo di questo pane» (In Epist. I ad Cor. Homil. XXIV, 2; PG. t. Cd. col. 200).

  Non v’è dubbio che il pane eucaristico è figura e sorgente di unità nel Corpo Mistico, sia per le menti che illumina e induce alla professione delle medesime verità divine, sia per le volontà che accende d’una medesima fiamma d’amore di Dio e del prossimo: fiamma, che non rimane occultata entro le mura del focolare domestico, o del tempio, ma che tende di sua natura a espandersi e incendiare.

  Oh! se l’Eucaristia fosse dai cristiani meglio compresa, più degnamente e frequentemente ricevuta. Quanto più copiosi sarebbero i frutti di concordia, di pace, di spirituale decoro che ne deriverebbero alla Chiesa e al mondo intero. Quanti problemi che agitano le menti sarebbero più prontamente ed efficacemente risolti, grazie allo spirito di sincera e perfetta fratellanza, che previene nei singoli individui pericolose iniziative, e preserva dal compromesso con le forze e le seduzioni del mondo.

  Infatti la vera devozione Eucaristica porta alla lealtà, alla rettitudine, alla dirittura morale, anche a costo di sacrificio personale in vista del bene comune. Non esitiamo, anzi, di affermare che governanti e popoli sono destinati a restare in balìa dei naturali egoismi e delle divisioni, se non conformano le loro leggi a quelle norme di giustizia e di amore cristiano, di cui il Sacramento dell’Altare è la vera ed inesauribile sorgente. Non si veda, dunque, nella Eucaristia il bene soltanto del fedele comunicante, ma, al dire dell’Angelico Dottore, «il bene comune spirituale di tutta la Chiesa, che è ivi sostanzialmente presente» (Sum. Theol. 3, q. 65, a. 3, ad 1).

  Venerabili Fratelli e diletti figli! Nella lezione del Breviario della solennità di S. Agata si legge questa edificante espressione: «Multo praestantior est christiana humilitas et servitus regum opibus ac superbia»: « La cristiana umiltà dei servi di Dio è molto superiore alle ricchezze ed alla superbia dei re» (Cfr. Brev. Rom. in festo S. Agatae).

   Questo sentimento di umiltà e di volonteroso servizio di Dio e della sua Chiesa vi ha condotti alla odierna professione di fede e di amore, che d’ora innanzi sarà più generosa che per il passato, dopo l’atto di consacrazione dell’Italia, da voi compiuto, al Cuore Immacolato di Maria.

  Noi confidiamo che, in forza di quest’omaggio alla Vergine Santissima, gli Italiani tutti con rinnovato fervore venerino in Lei la Madre del Corpo Mistico, di cui l’Eucaristia è simbolo e centro vitale; imitino in Lei il modello più perfetto dell’unione con Gesù, nostro Capo; a Lei si uniscano nell’offerta della Vittima divina, e dalla sua materna intercessione implorino per la Chiesa i doni della unità, della pace, soprattutto una più rigogliosa e fedele fioritura di vocazioni sacerdotali. In tal modo la consacrazione diverrà, un motivo di sempre più serio impegno nella pratica delle cristiane virtù, una difesa validissima contro i mali che ne minacciano, e una sorgente di prosperità anche temporale, secondo le promesse di Cristo.

  O Pane divino, disceso dal Cielo, per dare la, vita al mondo! O Pastore amabile delle anime nostre, dal vostro trono di gloria, ove <<Dio nascosto>> avvivate le famiglie e i popoli con la vostra, grazia, riguardate alla diletta Nazione Italiana, che è tutta spiritualmente unita davanti a Voi, per rinnovarvi l’espressione della sua fedeltà e del suo amore. Ad essa avete fatto l’incomparabile dono di essere prescelta a sede del vostro Vicario in terra; da secoli essa canta le vostre lodi dalle sue cattedrali, dalle splendide tavole dei suoi artisti, dalle opere dei suoi poeti, dalla vita semplice e operosa delle sue città antiche. Fate che i suoi figli del territorio metropolitano, e i suoi emigranti che con tanta soddisfazione incontrammo nelle vie del mondo in Oriente e in Occidente, eredi consapevoli e fedeli della devozione dei padri, rimangano stretti a Voi nella fermezza della fede, nella certezza della speranza, nell’ardore della carità. Dall’altare, ove perennemente rinnovate il vostro sacrificio, siate sempre per essi il Maestro, il Consolatore, il Salvatore, Colui che dà il nutrimento che preserva dalla corruzione e dalla morte.

Capo Passero – Monumento alla Madonna 1959

  Vi raccomandiamo in particolar modo i malati, i poveri, gli indigenti e quanti chiedono pane e lavoro, per tutti e per ciascuno implorando il conforto della vostra Provvidenza; vi preghiamo per le famiglie, affinché siano centri fecondi di vita cristiana; vi presentiamo i giovani, speranza della Chiesa e della Patria, affinché, preservati dai pericoli dell’anima e del corpo, si preparino in serietà e letizia ai doveri della vita; vi preghiamo per i sacerdoti, per gli alunni del Santuario, per le anime consacrate, per gli educatori, per i lavoratori. Su tutti discenda l’abbondanza della vostra grazia, affinché l’Italia, che da Voi trae la sua vera grandezza, continui ad essere esempio di virtù gentili e generose, culla di santi, centro di verità e di luce.

  Confortati da tale fiducia, a degno coronamento di questa devota glorificazione del «Pane degli Angeli», «fattosi cibo di noi viatori», impartiamo di gran cuore a tutti i presenti alla solenne cerimonia, con la persona o con lo spirito, e in primo luogo al degnissimo Nostro Cardinale Legato, ai Signori Cardinali, allo zelante Arcivescovo di Catania e ai Nostri Fratelli nell’Episcopato la confortatrice Benedizione Apostolica>>.

Le venerate parole del Santo Papa, ricche di umanità, che lo hanno reso particolarmente vicino al popolo italiano, hanno chiuso il XVI Congresso Eucaristico Nazionale di Catania.

Mi pare giusto ricordare anche il messaggio che il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi fece pervenire al Cardinale Legato, presidente del Comitato per la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria:

Eminenza Reverendissima,

            ringrazio l’Eminenza Vostra della cortese comunicazione per la cerimonia che chiuderà il Congresso Eucaristico di Catania con la consacrazione dell’Italia al Cuore di Maria.

  Neppure coloro cui è ancora negato il dono della fede potrebbero, io credo, misconoscere l’intimo significato di un solenne atto come questo; significato che va al di la del suo altissimo carattere religioso. Ogni volta, infatti, che l’uomo sa elevare la mentee al divino, con ciò stesso testimonia la validità perenne di quei valori dello spirito dai quali è stolto prescindere se si vuol tendere – nella vita degli individui come delle nazioni – ad un progresso che non sia soltanto un avanzamento della tecnica e della economia.

  Io partecipo, Eminenza, della sua persuasione che gli onori tributati dovunque alla piccola immagine della Madonna di Fatima, e rinnovati in ogni forma tanto solenne nella generosa città siciliana, interpretino il sentimento dell’enorme maggioranza del nostro popolo. E condivido l’auspicio: l’Italia che sta sorgendo da aspre e dolorose vicende, e l’umanità intera che nella sua storia anche recente conobbe così vasti naufragi, possiamo acquistare sempre più chiara coscienza che dove venga meno l’augusta presenza di Dio la guerra e la pace, nella vita interna delle nazioni, come nei loro rapporti esteriori, non sono che disfatta e resa a discrezione al più forte.

  Mi creda, Eminenza, con deferente ossequio.

 Alle 20,30, in piazza G. Verga e lungo tutto il percorso di viale XX Settembre e via Etnea, una fiaccolata e un corteo di macchine hanno accompagnato la Vergine SS. di Fatima, “Prima Sovrana e Pellegrina del Congresso>>, che faceva ritorno in Cattedrale sull’anfibio riccamente infiorato ed illuminato dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che proprio in quell’anno celebrava il ventennale della Fondazione (1939-1959).

La  mattina di lunedì 14 settembre le Autorità, che avevano partecipato alle cerimonie del XVI Congresso Eucaristico Nazionale, hanno lasciato Catania per recarsi a Siracusa per rendere  omaggio alla Madonna delle Lacrime, esposta alla venerazione dei fedeli  in piazza Euripide, nella cappella provvisoria prima della costruzione del grande Santuario, che venne aperto al culto e consacrato da San Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994, in occasione della sua visita pastorale a Catania (4-5- novembre 1994), quindi hanno poi proseguito per Capo Passero dove hanno inaugurato un monumento in ricordo della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, alla “Vergine SS. dell’accoglienza e della speranza”, che guarda e benedice il “Mare nostrum” e quanti hanno perduto la vita – di cui solo Dio conosce il nome e il numero – per cercare la pace, il lavoro e il rispetto della dignità a cui ogni essere umano ha il sacrosanto diritto qualunque sia il colore della pelle e la religione professata.

Siracusa – Piazza Euripide, altare della Madonna delle Lacrime 1958 

Diac. Sebastiano Mangano

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