Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazione del dott. Claudio Risicato, imprenditore farmaceutico, già presidente dell’Associazione Antiracket Rocco Chinnici e componente ANC Carabinieri in merito alla denuncia del cav. Giuseppe Condorelli, dell’omonima azienda dolciaria di Belpasso, che – con coraggio – si è opposto ad un atto intimidatorio di origine mafiosa con fini estorsivi ed il suo gesto ha portato ad arresti di più componenti di clan mafiosi della provincia di Catania.

“Desidero esprimere la mia solidarietà e vicinanza – sottolinea il dott. Claudio Risicatoal Cav. Condorelli, proprietario dell’omonima azienda dolciaria di Belpasso che ha denunciato un atto intimidatorio di origine mafiosa con fini estorsivi. La sua denuncia ha provocato in seguito indagini con arresti di più componenti di clan mafiosi della provincia di Catania. Il suo gesto rende libera la sua azienda dall’ipoteca mafiosa e rende forte la sua dignità di uomo ed imprenditore.

Il dott. Claudio Risicato

Adesso, però, non deve avere paura. In certe occasioni con la paura si deve convivere senza però somatizzare. Deve essere forte nella sua integrità con l’assoluto sostegno della sua famiglia e dell’Arma dei Carabinieri di cui nutro assoluta stima ricordando la mia esperienza passata. Anche io anni fa sono stato oggetto di “attenzione” con ripetute minacce di morte, furti e danneggiamenti. Ho denunciato convivendo con la paura. Per nove anni ho aperto l’azienda ad Aci Catena con la presenza dei Carabinieri. Addirittura nel 2014 prima di una irruzione notturna nello stabilimento, con danneggiamenti per oltre 50.000€ mi hanno avvisato con un biglietto ed una tanica di benzina che ero “un morto che cammina” e che non sarei arrivato a Natale. A seguito di ciò  e della conseguente denuncia alla Compagnia di Acireale, una banca di rilievo nazionale, con cui intrattenevo da anni proficui rapporti valutò di revocarmi gli affidamenti poichè ero una persona a rischio, troppo esposta contro la mafia!!!“.

“In quegli anni, come presidente di una associazione Antiracket – continua Risicato avevo denunciato a mezzo stampa i “professionisti dell’antimafia” che abbondavano, non solo in Sicilia, con la complicità di alti livelli istituzionali (caso Montante docet). Percorrevo sempre armato il percorso da casa a lavoro non avendo nessuna tutela. I rapporti con l’allora Prefetta di Catania, essendo un uomo libero, non erano idilliaci e le mie prese di posizione a favore della certezza della pena erano considerate fastidiose dal sistema, sempre più permeato dai legami tra mafia e settori della politica. A distanza di anni posso dire che il sostegno della mia famiglia, dei miei dipendenti e la professionalità dell’Arma dei Carabinieri hanno costituito un fondamentale aiuto alla mia attività, tant’è che la mia azienda è ancora attiva ed operante sul mercato italiano. La ribellione alla mafia non è un atto eroico ma è un dovere di ogni siciliano onesto che guarda con speranza alla rinascita di questa terra”.

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