Intervista con...Rubriche

Negli anni si è costruito un percorso artistico degno di nota, grazie ad un costante lavoro e supportata da tanta curiosità, voglia di fare ed amore per il teatro e per la vita. Versatile, affabile, è capace di passare da registri brillanti a registri drammatici e destreggiarsi con grande agilità nel genere musical, grazie alle sue doti canore e alla predisposizione alla danza e al movimento scenico. Sto parlando della eclettica Iridiana Petrone, attrice, autice e regista catanese, simpatica e disponibile al dialogo, sempre alle prese con nuovi progetti e spesso impegnata nel Teatro per ragazzi.

Il sorriso di Iridiana Petrone

Iridiana ha iniziato il suo percorso artistico molto giovane, frequentando diversi laboratori teatrali a cura di Gioacchino Palumbo, ha poi intrapreso gli studi di Musical al C. S. M. di Paternò diretto da Gisella Calì ed ha studiato alla scuola d’Arte Drammatica Umberto Spadaro del Teatro Stabile di Catania, diretta da Lamberto Puggelli. Ha partecipato a diversi spettacoli teatrali prodotti dallo “Stabile” di Catania (“Antonio e Cleopatra”, “Pipino il breve”, “Qui comincia la sventura del Signor Bonaventura” ed è stata diretta dai registi Lamberto Puggelli, Italo Dall’Orto, Antonello Capodici, Giuseppe Di Pasquale, Guglielmo Ferro, Mimmo Cuticchio, Roberto Laganà, Gioacchino Palumbo, Aldo Rapè, Angelo Tosto, Gisella Calì, Marco Davide Bellucci, Vittorio Vaccaro, Ezio Donato, Rosario Minardi, Cristina Cazzola. Dal 2012 collabora come attrice, autrice e regista di spettacoli di Teatro Ragazzi con l’Associazione Culturale “Nave Argo” di Caltagirone. Nell’ambito dei miei incontri “social” stavolta ho voluto far conoscere meglio Iridiana Petrone e la nostra rituale e semplice conversazione sono convinto che permetterà di raccontare le sue passioni, il suo percorso artistico, le sue aspirazioni, i suoi sogni. Buona lettura…

Come mai hai deciso di diventare attrice, quale è stato il tuo percorso artistico e quanto sei legata alla Sicilia, a Catania?

Avevo 10 anni, in TV davano “Romeo e Giulietta” per  la regia di Franco Zeffirelli  e fu un colpo di fulmine. Mi innamorai  della storia, dei protagonisti  e di Shakespeare. Così mi comprai una edizione Garzanti di Romeo e Giulietta  in inglese con traduzione in  italiano,   la divorai, tanto da conoscerlo a memoria e ritrovarmi a recitarlo ad alta voce….e siccome  quando ti innamori vuoi conoscere tutto del tuo innamorato,  mi misi a leggere le opere teatrali di Shakespeare che trovavo in casa,  poi passai a Goldoni, Moliere, Cechov, Aristofane, Sofocle. E  più leggevo e più mi innamoravo. A 16 anni ebbi la possibilità di partecipare ad un laboratorio teatrale  e sul palco mi sentii come un pesce dentro l’acqua. La cosa che mi piaceva di più era diventare altro da me attraverso lo studio del personaggio, trovare un gesto di unione tra me e il personaggio, qualcosa  che sentissi mio, ma che appartenesse  a lui. A quel laboratorio ne seguirono altri  e anche un corso biennale di Musical, finchè  venni ammessa alla scuola di Arte Drammatica “Umberto Spadaro” dello Stabile di Catania, diretta da Lamberto Pugelli. Per tre anni “Vissi d’Arte, vissi d’Amore …” , ho potuto studiare, conoscere e vivere il Teatro con chi il Teatro l’ha fatto davvero; dal mio compianto Maestro Puggelli  a Marise Flace, da Franca Nuti a Massimo Foschi, Umberto Ceriani, Anna Malvica, Salvo Piro, Ezio Donato, Donatella Capraro e tanti altri signori Artisti, chiamati a raccolta dal Maestro Puggelli per comunicarci il rispetto che si deve a questo mestiere, rispetto che dovrebbe venire prima del talento e della volontà di farlo. Dopo la scuola ho iniziato a fare le mie esperienze come attrice. Non mi sono mai allontanata dalla mia Isola per cercare di meglio, come andare a Roma o a Milano;  sono molto legata alla Sicilia e a Catania in particolare e ne vado orgogliosa. Catania è la città di Giovanni Grasso, uno dei più grandi attori mai esistiti, ammirato da Stanislavskij, Mejarchol’d e Lee Stransberg. Per  non parlare di Turi Ferro, Angelo Musco, Rosina Anselmi, Mariella Lo Giudice, Eliana Rigano, Nellina Laganà,  ma anche città adottiva di Marcello Perracchio  e Piero Sammataro, grandi attori da prendere a esempio ma soprattutto da non dimenticare”.

In “Pipino il breve” con Tuccio Musumeci

Cosa sognavi di fare da bambina?

Da bambina sognavo di avere una macchina del tempo. Volevo tornare indietro nel tempo per convincere Eva a mangiare una macedonia di frutta anziché la mela, così gli esseri umani sarebbero rimasti nel Paradiso Terrestre felici e contenti. Se lei non avesse accettato avrei continuato i miei viaggi nel passato cercando di alleviare le sofferenze dell’umanità con ogni mezzo a mia disposizione. Portando pane e nutella durante le carestie, il Vicks Vaporud e le suppostine durante  le epidemie e cantando le canzoni di Cristina D’Avena ai lebbrosi….Non chiedetemi perché..“.

Ci sono stati nel tuo lavoro e nella tua formazione dei precisi punti di riferimento?

Sicuramente i miei insegnanti, ma anche i colleghi più grandi e i registi con cui ho lavorato, sono sempre stati fonte di ammirazione e di crescita artistica per me. Tuttavia non esiste una persona in particolare a cui mi ispiro come punto di riferimento. Non vorrei assomigliare a nessun’altro se non alla parte migliore di me stessa. Confesso che ho un debole per quegli artisti che salgono sul palco per mostrare il proprio lavoro e non per mostrare se stessi al lavoro”.

In scena con “A pinna di Hu”

Il teatro per ragazzi e per adulti. Dove ti ritrovi di più e quali le differenze..

“Il Teatro è Teatro. Poi ci possono essere diversi linguaggi teatrali e un diverso pubblico a cui si rivolge,  ma il teatro che si rivolge ai bambini è teatro a tutti gli effetti, anzi. I bambini sono un pubblico attento ed esigente e se durante la recita l’attore non è convincente, iniziano a parlare e commentare l’azione scenica,  oppure salgono direttamente sul palco e lo spettacolo lo continuano loro. Per me è stata un’ottima palestra, sia per la consapevolezza sull’ascolto del pubblico che ho sviluppato, sia sul dosaggio di ritmo ed energia in scena, sia per la complicità che si è sviluppata con i colleghi, sia per individuare e smorzare il calo di attenzione in fase di scrittura, sia per creare suggestioni sempre più magiche ed emozionanti nella messa in scena. E poi i bambini ti caricano, li senti durante tutto lo spettacolo, anche se ascoltano in silenzio, percepisci la loro attenzione e la loro voglia di emozionarsi e divertirsi e questo aiuta. Gli adulti sono più timidi, restano in silenzio, qualcuno osa ridere, al massimo li senti russare e questo non aiuta”.

Come è cambiato negli ultimi anni il suo modo di sentire il teatro, di interpretare un testo o di interagire con il pubblico?

Il Teatro è il mio lavoro e come tale lo sento e lo percepisco,  certo con più serietà e meno disincanto di quando ho iniziato, ma mi diverto sempre tanto a farlo. Qualche giorno fa sono andata a teatro a vedere uno spettacolo, erano 8 mesi che non entravo in un Teatro, devo dire che non avevo molta voglia di andare, appena sono entrata la sensazione è stata quella di entrare in un posto sacro dopo un bombardamento e mi sono emozionata, poi quando si è spenta la luce e lo spettacolo è iniziato ho sentito il pubblico che aveva voglia di stare lì e aveva voglia di ridere e  aveva voglia di ascoltare  gli attori  e aveva voglia di Teatro e allora ho pensato che il Teatro non morirà mai fino a quando ci sarà qualcuno che vuole ascoltare una storia e qualcun altro che ha voglia di raccontarla.

Del mio lavoro di interprete mi piace entrare nel testo, è come entrare in un mondo nuovo, da scoprire e perdermi nel personaggio per ritrovare parti di me che non conoscevo o che nascondevo. In fase di prove cerco di  ascoltare tanto ! E mi sforzo di non dare giudizi affrettati e personali  al personaggio, al testo,  alle scelte del regista, all’interpretazione dei colleghi. Questo perché le prove sono una fase di creazione, è come uno scheletro su cui costruire lo spettacolo e per me è importante capire il tipo di lavoro che vuole fare il regista col testo,  se vuole essere assecondato  o stupito, in modo  da rendere visibile la sua idea e capire insieme se funziona, che magari poi non funziona e si trova un’altra soluzione,  perché il Teatro è un lavoro di squadra, si rema tutti verso la stessa direzione, se non ci si ascolta e non si parla la stessa lingua, il pubblico se ne accorge e lo spettacolo non decolla”.

Iridiana in “Dinamico con Brio” – Foto Dino Stornello

I tuoi approcci, incontri, scambi d’opinione con colleghi, compagnie. Ha dei ricordi particolari da raccontare?

Reputo molti dei miei colleghi catanesi dei grandissimi interpreti da cui si può solo imparare. Mi piace studiare ed ho sempre frequentato laboratori teatrali, anche di colleghi, per me sono una sorta di corso di aggiornamento, visto che non c’è la cultura della palestra attoriale in cui tenersi in forma nei periodi di riposo forzato da una scrittura. Mi piace andare a teatro a vedere gli spettacoli dei colleghi, mi piace complimentarmi con i colleghi se il  lavoro è ben fatto, naturalmente non tutti credono alla sincerità dei miei complimenti ma non mi importa. Secondo me bisognerebbe supportarci a vicenda anziché sopportarci, invece di farci la guerra tra poveri sarebbe doveroso fare squadra, perché abbiamo tutti le medesime difficoltà e il Coronavirus le ha portate tutte alla luce, ha scoperchiato il vaso di Pandora. La mia paura è il come si ritornerà alla “normalità”. Spero che si finirà di accettare paghe in nero, prove non pagate e pagamenti a data da destinarsi“.

La commedia “Tango!”

Cosa rappresentano per te il teatro, la vita, l’amicizia e l’amore?

Diciamo che se dovessi rappresentare la Vita penserei ad un’automobile che mi hanno regalato al momento della nascita, senza libretto di istruzioni (Quindi immaginatevi le ammaccature e le strisciate durante i primi parcheggi fatti male, o le difficoltà nel dosare freno e frizione per passare da una marcia all’altra). L’Amore è la benzina, che fa muovere la mia  automobile, senza Amore non si va da nessuna parte. L’auto non si muove e si rischia di restare in garage, al buio. Gli amici sono le canzoni che ascolto all’autoradio, che mi tengono compagnia durante il viaggio, alcune canzoni sono allegre, altre meno, qualcuna mi piace sentirla ripetutamente, qualcun’altra mi fa spegnere l’autoradio e mi fa preferire il silenzio. Il Teatro è il panorama che attraverso con la mia automobile-Vita, un panorama che impreziosisce il mio viaggio, che cambia in ogni momento ma che non smette mai di affascinarmi, sia che si tratti di un paesaggio di montagna, sia che si tratta di una notte stellata, sia con la pioggia che con il sole, un paesaggio che mi ispira profonde riflessioni su chi sono, su dove voglio andare, su quanta strada ho fatto per arrivare dove sono e su quella che ancora devo fare…”.

La locandina di “A pinna di Hu”

Il tuo incontro da attrice, autrice e regista con l’Associazione Culturale “Nave Argo” di Caltagirone …

Ho fatto un provino nel 2010 come attrice,  ma scelsero un’altra ! Evidentemente, però, li avevo colpiti positivamente,  perché poi Fabio Navarra, il presidente di Nave Argo,  mi ricontattò  per la produzione successiva e dopo un paio di anni   mi affidò  la scrittura e la messa in scena di una nuova  produzione di teatro ragazzi , accettai, tra  incoscienza e voglia di mettermi in gioco, anche perché era un’opportunità che nessuno mi aveva ancora dato. Adesso sono più di 10 anni che collaboro con Nave Argo, mi sento a casa, ho ottenuto grandi soddisfazioni sia come attrice che come autrice e regista. Quando entriamo per la prima volta in una scuola o  in un Teatro, accade sempre che ci richiamino l’anno dopo, e si inizia un rapporto di fiducia e stima,  basato anche sull’approvazione degli insegnanti, sulla gratitudine dei genitori, ma soprattutto sull’emozione dei bambini, e per me significa che sto lavorando bene, che riesco a parlare a loro, di loro, con un linguaggio che arriva a tutti, grandi e piccoli, significa che ciò che racconto è apprezzato, è utile, è importante ! Cosa si può volere di più?“.

Iridiana allo specchio, come ti vedi? Pregi e difetti, passatempi, libri, programmi o film preferiti…

“Come mi vedo? Sfocata ! Ancora non sono riuscita a mettermi bene a fuoco…ma ho tempo!  Il mio pregio è che mi entusiasmo facilmente  se qualcosa mi colpisce, il difetto è che mi annoio altrettanto facilmente se la qualcosa ad un certo punto non mi convince più. Mi piace camminare, mi piace viaggiare….anche con la fantasia. Mi piace la poesia (non smetterei mai di  leggere poesie), mi piace ascoltare musica, mi piace ballare il tango, mi diverto a trasformare in racconti per bambini situazioni e incontri che mi accadono realmente. Tra i miei film preferiti c’è “Il viaggio di Capitan Fracassa” di Ettore Scola.  Tra le mie poesie preferite  “Canto alla luna” di Alda Merini. Tra i miei libri preferiti “Il Piccolo Principe” di  Antoine de Saint-Exupery“.

In “Cicogna- il posto dov’ero prima” – (Foto Dino Stornello)

Cosa stavi facendo quando è iniziato il lockdown e come vedi il ritorno in scena dopo la lunga sosta?

“Durante il primo lockdown stavo provando “Liolà” di Pirandello, avevo  repliche di spettacoli con Nave Argo ma soprattutto stavo cercando di distribuire il  monologo “Cicogna- il posto dov’ero prima”, scritto e diretto da Antonello Capodici, che con la sua maestria e genialità mi ha dato l’opportunità di incontrare un personaggio delicato e goffo,  spaesato e coraggioso come Cicogna, che spero di riportare in scena presto. Durante il secondo lockdown, a fine Ottobre,  io e i miei colleghi siamo riusciti a debuttare per un pelo con lo spettacolo “Dinamico con Brio”, scritto e diretto da Antonella Caldarella. Il ritorno in scena me lo immagino scricchiolante per il troppo tempo in cui le articolazioni sono rimaste a riposo, ma basterà il primo applauso a lubrificare le giunture e a farci ripartire. Comunque prima di tornare alla normalità passerà ancora del tempo, sicuramente l’Estate ci troverà impegnati in piazze e Teatri all’aperto a fare spettacoli e allietare gli animi  tristi e provati dal Covid, ma quando arriverà l’Autunno capiremo se le “Formiche” che governano ci permetteranno di continuare il nostro canto di “Cicale” al caldo dei Teatri o ci rimanderanno ancora una volta al freddo delle nostre case. Per chi ce l’ha ancora una casa..”.  

Teatro e streaming. Cosa ne pensi? Non credi che dopo questa pandemia anche il teatro, lo spettacolo in genere, debbano cercare e trovare nuove strade o nuove forme di comunicazione?

Il Teatro in Streaming per me non è Teatro, è un’altra cosa. E’ come assistere alla messa in streaming, ad un concerto in streaming, ballare in una  discoteca in streaming,festeggiare un compleanno in streaming. Il teatro è un atto che si fa in presenza , tra un attore e uno spettatore, è una comunione che si crea tra chi racconta e chi ascolta, ma con uno scambio di energie vive e presenti. Detto ciò probabilmente si troveranno nuove strade e nuovi linguaggi e il Teatro sarà trasmesso in Streaming, ma sarà qualcosa di diverso a quello che siamo abituati ad assistere quando siamo seduti in una sala teatrale. Chissà forse in futuro i teatri si trasformeranno in studi televisivi e ai teatranti non resterà altro che adeguarsi , cambiare lavoro oppure  scendere in strada e tornare a fare gli attori girovaghi”.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

Sarò in giro per la Sicilia con le repliche degli spettacoli di Nave Argo. Debutterò con una nuova produzione di Nave Argo dal titolo “A pinna di Hu”,  un cunto interamente recitato  in siciliano, tratto dalla raccolta di storie e leggende siciliane di  Giuseppe Pitrè.  Anche per questa nuova produzione ho curato la riscrittura, la regia e sarò in scena da sola. Una bella sfida quindi che non vedo l’ora di affrontare.  Infine inizierò un corso di studi sul Teatro di figura, un tipo di Teatro che  mi affascina, mi diverte e mi interessa approfondire per migliorare nel mio lavoro di attrice, autrice e regista”.

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