Cronaca

Fratel Biagio Conte, eremita e pellegrino missionario laico di Palermo, e fondatore della Missione Speranza e Carità che attualmente ospita circa 400 tra senza tetto e poveri, vive da quasi due mesi in un’angusta grotta delle montagne nel Palermitano. Vive da eremita, in penitenza a digiuno a pane ed acqua. E racconta la sua storia e vocazione di eremita, nell’occasione della festa della santa patrona di Palermo, Santa Rosalia, anch’essa eremita, che si celebra il 4 settembre.

Santa Rosalia, amante della vita, dell’eremitaggio e del silenzio – scrive fratel Biagio – ha accolto e amato il buon Dio pregando Gesù Cristo nella vita terrena per il bene della città di Palermo e per tutta l’umanità. E adesso, dal cielo accanto al buon Dio, al buon Gesù, a Maria Madre della Speranza, a San Giuseppe, agli apostoli e a tutti i santi e le sante di Dio, continua a pregare per tutti noi disubbidienti e peccatori. Carissimi fratelli e sorelle non posso nascondere e contenere la mia grande devozione a Santa Rosalia per avere testimoniato la vera fede, la speranza e la carità. Ha avuto il coraggio di rinunciare ai beni materiali, rifiutando il male e le ingiustizie e di recarsi da pellegrina fino a Santo Stefano Quisquina (Agrigento), in contrada Realtavilla, sul Monte delle Rose; dopo una breve esperienza religiosa si ritira da eremita nel bosco della Quisquina presso una piccola cavità carsica e dopo un lungo periodo di eremitaggio torna a Palermo, dove incontra e rincuora i suoi genitori. Ma nel suo cuore continua a sentire la vita da eremita e nel silenzio si reca a piedi nel Monte Pellegrino dove si rifugia in una grotta in preghiera, penitenza e digiuno per il bene di Palermo e di tutta la società e dove muore. Dopo il ritrovamento dei resti di Rosalia, quando era Arcivescovo di Palermo Giannettino Doria, viene proclamata Patrona di Palermo dal Senato della città e dal volere popolare (Viva santa Rosalia)”.

Anche Fratel Biagio apprezza il coraggio e la scelta di Santa Rosalia. “La sento vicina e mi incoraggia tantissimo, sin da quando ho sentito la chiamata dal Buon Dio di vivere anche io da eremita. Grazie al buon Gesù nel mio piccolo sento di lasciare tutto e tutti il 5 maggio 1990 a 26 anni. Staccandomi da una società schiacciata dalle ingiustizie, dal materialismo e dal consumismo, lascio la città di Palermo e da pellegrino mi reco all’interno delle montagne della Sicilia, raggiungo una località chiamata Valle del Tufo tra Enna e Catania nei vicini paesi di Raddusa, Aidone e Val Guarnera, dove vivo un lungo periodo di eremitaggio. Sento nel cuore di riprendere il pellegrinaggio e a piedi mi reco ad Assisi da San Francesco e dopo una profonda esperienza spirituale ritorno a Palermo per salutare e rincuorare i miei genitori. Ma dopo un breve incontro, sono andato a vivere alla Stazione Centrale di Palermo per aiutare e confortare sotto i portici i senza tetto della città che la società chiama barboni, alcolisti, sfrattati, disoccupati, ex detenuti e immigrati. E ogni volta che la burocrazia e il sistema mi ostacola e mi fa scoraggiare, mi ritiro in preghiera nelle montagne e nelle grotte attorno a Palermo. Ma adesso per il tanto male che stiamo producendo e alimentando e per avere messo tristemente da parte e nel dimenticatoio il nostro Dio e il nostro prossimo mi sono ritirato e rifugiato a vita da eremita, per contrastare così tutto questo malessere con la preghiera, la penitenza e il digiuno, invocando fortemente il buon Dio, il buon Gesù, Maria, San Giuseppe, Santa Rosalia, Santo Benedetto il Moro, il Beato Padre Pino Puglisi, San Giacomo Cusmano e tutti i santi e le sante di Dio. Che il buon Dio ci liberi da tutti i nostri errori e i nostri peccati, donandoci la sua misericordia, il perdono e la salvezza per la città di Palermo e per il mondo intero”.

E conclude, pregando, come sempre per la Chiesa, il Papa, i vescovi, le autorità civili e giudiziarie, le forze dell’ordine, la sanità, le associazioni e le professioni, per tutti i credenti e “non credenti, affinché mantengano sempre più il dialogo aperto, la fratellanza e la pace. Prego il buon Dio che protegga i ricchi e i meno ricchi perchè possano soccorrere e aiutare i più poveri e abbandonati. Prego il buon Dio affinché protegga anche il paese di Santo Stefano Quisquina di cui Santa Rosalia è anche Patrona”.

E aggiunge anche una curiosità: “Ho tanto a cuore di svelarvi che la bandiera rosa-nera della città di Palermo testimonia che il colore rosa rappresenta Santa Rosalia e il colore nero San Benedetto il Moro, compatrono di Palermo, che veniva dall’Africa”.

V.C.

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