Martedì 14 giugno 2022, è stata celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue – World Blood Donor Day (WBBD) – una festa per ringraziare i donatori di sangue e di emocomponenti che con il loro gesto garantiscono la vita e le cure dei malati del pianeta terra.
Anche a Catania, su iniziativa del CIVIS Sicilia – il coordinamento delle associazioni di volontariato del sangue afferenti all’AVIS, FIDAS, FRATRES e CRI – con il patrocinio del Comune di Catania, nell’aula consiliare di Palazzo degli Elefanti e alla presenza del presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castiglione, si è svolto un incontro pubblico tra associazioni e volontari, direttori dei servizi trasfusionali degli ospedali cittadini e pazienti talassemici cui ha partecipato anche il direttore del Centro Regionale Sangue dell’assessorato regionale alla salute Giacomo Scalzo.
L’allarme del calo delle donazioni, già lanciato durante i giorni del 60° congresso nazionale Fidas che si è tenuto proprio a Catania all’inizio del mese e a seguire dallo stesso Centro Nazionale Sangue, calo importante e allarmante soprattutto per l’immediato futuro dei mesi di estate, non può lasciare indifferenti.
Festa dei donatori e per i donatori il 14 giugno, sì ma preoccupazione per i giorni a venire. “Catania può e deve farcela a salvarsi da se stessa, prima che ci scappi il morto” ha dichiarato con determinazione il direttore Scalzo. La crisi del sistema sangue e il calo delle donazioni è strutturale, non è solo di Catania e della Sicilia ma di tutta Italia e della stessa Europa. C’entra il Covid, ma fino a d un certo punto, che nei due anni passati ha limitato fino ad impedire le ordinarie iniziative intraprese sul territorio e nelle scuole, e annullato perfino giornate di raccolta sangue per mancanza di personale sanitario (impegnato in attività di vaccinazione anti-Covid e negli ospedali).
Quindi non è possibile sperare, come nel passato, agli aiuti provenienti dalle regioni eccedenti – come l’Emilia Romagna, convenzionata con la nostra Regione – e con difficoltà dalle stesse città siciliane notoriamente virtuose nella donazione di sangue come Ragusa e Siracusa.
“Solo nell’Arnas Garibaldi di Catania – ha riferito il direttore del Trasfusionale Santi Sciacca – nel primo quadrimestre di quest’anno rispetto al 2021 abbiamo avuto un calo di donazioni del 5,1% mai registrato prima”. Di rimedi possiamo parlarne quanto si vuole, si è detto da più parti, non limitandoci all’annuale ricorrenza e ricorrendo sempre di più ai social come mezzo di diffusione e sensibilizzazione alla donazione del sangue e di plasma e alle istituzioni e industrie, e alla scuole in particolare dove ci si augura un più fattivo coinvolgimento dei dirigenti e di tutto il corpo docente alla promozione di una cultura del dono, del bello e del bene comune nei giovani studenti, di cui è espressione tangibile e concreta la donazione del sangue come parte di sé e del proprio tempo.
Era già nelle previsioni di un’indagine Censis di anni fa voluta dalla Fidas che il futuro non prometteva bene riguardo al numero dei donatori di sangue in Italia e soprattutto nell’età giovanile. Ora, nel comunicato diffuso dal Centro Nazionale Sangue del 7 giugno scorso, ecco che leggiamo: “In linea con le prospettive di un Paese in cui il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione sono tra le costanti più allarmanti, anche il sistema trasfusionale risente di questo andamento, nell’immediato così come nella delineazione di uno scenario prossimo futuro, con impatti inevitabili per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Nell’ultimo decennio la fascia giovane dai 18 ai 45 anni è passata da 1.089.510 donatori del 2012 (63% del totale) a 866.112 (52%) del 2021. Dato ancora più allarmante, sempre per questa fascia di età, quello relativo ai nuovi donatori del 2021 che fotografa un decremento del 24% nel decennio“.
Ci sembra particolarmente interessante, al riguardo, l’auspicio espresso da Milena Nicotra, in rappresentanza dell’Atog (Associazione dei pazienti talassemici in cura presso l’Ospedale Garibaldi), che “la donazione di sangue possa diventare una moda”, un modo di essere nella vita da imitare e coinvolgere così tutte le nuove generazioni, i giovani soprattutto, ma con consapevolezza e responsabilità per la propria salute e il bene collettivo.
Vincenzo Caruso