La dipendenza è una malattia. Per alcuni questa può sembrare una frase scontata, ma in realtà c’è ancora pochissima consapevolezza su una patologia che colpisce tantissime persone nel mondo ogni anno. E questo anche a causa della leggerezza con cui alcuni comportamenti vengono giudicati dalla società. Si crede ingenuamente che l’individuo abbia semplicemente una mancanza di controllo e di volontà, che può tranquillamente risolvere da solo.
Non è così, e quando parliamo di dipendenza bisogna capire che ci stiamo riferendo a dei comportamenti continui e ossessivi su cui la persona non riesce più ad avere il controllo. In alcuni casi poi, come quando parliamo di droghe, questa è accompagnata da una vera e propria dipendenza fisica che aggrava ancora di più la situazione.
Parliamo di una malattia che nel momento in cui diventa compulsione, cambia completamente la chimica del nostro cervello. Per questo negli ultimi anni, si sta cercando di fare un percorso di cultura e consapevolezza sul tema. Lo scopo è invogliare chi ne soffre, a farsi aiutare da medici e specialisti che dedicano la loro vita alla cura di questa patologia. Il Centro Recupero Dipendenza San Nicola è una delle punte di diamante in Italia nella lotta contro queste patologie. Nasce nel 2012 da professionisti impegnati da oltre trent’anni nella lotta alle dipendenze e offre dei soggiorni terapeutici che integrano le migliori terapie internazionali nella cura di questa malattia.
Comportamenti a basso e alto rischio nella dipendenza
Nel momento in cui una persona soffre di una dipendenza, è fondamentale comprendere quanto sia grave la sua situazione. In genere, per classificare quanto sia avanzato lo stato di dipendenza di un individuo si fa una distinzione tra comportamenti a basso e alto rischio. I comportamenti a basso rischio sono considerati tali nel momento in cui l’approccio alla dipendenza non sta ancora recando danni gravi né a chi ne soffre né alle persone che ha intorno.
Il comportamento ad alto rischio invece scatta nel momento in cui la persona affetta da questa malattia non ha più il controllo su sé stesso e ha già un atteggiamento autodistruttivo verso se stesso e gli altri. Il secondo aspetto da comprendere è invece relativo al fatto che la dipendenza va intesa come un fenomeno biologico e psico-sociale allo stesso tempo.
Con questo si intende affermare che oltre ad avere pesanti ripercussioni sul corpo dell’individuale e sulla sua salute mentale, danneggia anche tutte le persone che gli stanno intorno, coinvolgendo anche l’intera società in questa spirale.
La dipendenza secondo il DSM-5
Nel manuale diagnostico della psichiatria americana, il DSM-5, considerato il riferimento principale per certificare la malattia, la dipendenza viene classificata come un disturbo da uso di sostanze. Una definizione che in realtà coglie solo in parte il problema. Perché ad esempio, nel caso della ludopatia, l’individuo non entra in contatto con sostanze esterne che assume giornalmente.
Per capire quanto possa alterare biologicamente questa malattia, è fondamentale comprendere che in uno stato avanzato di dipendenza, la chimica del nostro cervello cambia completamente.
Si innesca infatti un sistema di ricompensa ogni volta che cediamo all’impulso che va a modificare le nostre cellule nervose. Più assecondiamo l’impulso patologico, più il nostro cervello cambia e si ammala. Anche per questo la disintossicazione è un processo molto lungo, che non prevede soltanto di depurare il fisco dalla sostanza psico attiva assunta. Ma anche di preparare la mente a vivere senza quel sistema di ricompensa che aveva ideato. E questo è un impulso che dura molto di più della dipendenza fisica vera e propria dalla sostanza. Per tutti questi motivi, è importante che vi sia sempre più consapevolezza sul fatto che la dipendenza è una malattia che non può essere curata con la sola forza di volontà. C’è invece bisogno dell’aiuto di specialisti e strutture che sono specializzate sul tema.