Intervista con...Rubriche

Melo Zuccaro, catanese doc, figlio dello storico quartiere della Civita lo possiamo definire come poeta, cantastorie, cantore delle tradizioni, musicista e narratore. E’ davvero un artista verace, spontaneo e completo che, quotidianamente, da anima e corpo per far conoscere le nostre antiche tradizioni ed il suo immergersi nella musica siciliana popolare rappresenta sicuramente un momento di grande socializzazione e condivisione.

Melo Zuccaro canta una delle sue canzoni

Melo, comunque, non è solo tradizione e canti, è anche teatro ed infatti ha partecipato a tanti lavori come ad esempio “La musica dei ciechi” di Raffaele Viviani nella rassegna del teatro l’Istrione di Valerio Santi o alle “Cantate dei Pasturi” con la Marionettistica dei Fratelli Napoli al Museo storico delle marionette di Palermo per mantenere viva le tradizioni della nostra terra. Lo abbiamo voluto incontrare in questi giorni prima delle festività natalizie e di fine anno, proprio nel cuore della sua “Civita” per farlo conoscere meglio ai catanesi e non solo e davanti ad un buon caffè, abbiamo, parlato della sua “missione”, delle antiche tradizioni popolari e della Catania di ieri e di oggi. “Da quasi 40 anni – racconta Melo Zuccaroporto avanti la musica tradizionale ovunque: negli ospedali, nelle carceri, nelle chiese, nelle strade, nei teatri di tutta la Sicilia. Non lo faccio per prestigio, ma solo per dare emozioni”.

Cosa rappresenta la “Civita” per Melo?

“Io sono un uomo nato e cresciuto nel quartiere più antico di Catania, la Civita, un Borgo marinaro dove la mia famiglia ha sempre vissuto di pesca. Grazie a questo mio quartiere, che ritengo sia un teatro a cielo aperto, ho saputo coltivare l’arte di alcuni personaggi storici, ormai scomparsi, che hanno arricchito molto la mia attuale passione per il teatro e la musica, soprattutto quella tradizionale come le antiche novene. Ci sono persone come Franco D’Arrigo che hanno dato lustro a questo quartiere dal punto di vista artistico e teatrale che mi hanno ispirato in tante cose come poesie e canti in siciliano”.

Cosa vuol dire per te portare avanti la Catania di una volta, le tradizioni popolari?

“Portare avanti la Catania del passato è diventato per me, oltre che una passione ed una missione, far capire ai giovani che c’era una volta una città, quella dei nostri nonni, che ci hanno lasciato un immenso patrimonio artistico e culturale”.

Melo con i ragazzi delle scuole

Il tuo legame col dialetto, con i giovani e la nascita del gruppo “U’ peri Alivu”…

“Parlare in siciliano per me è orgoglio, perché il nostro non e un dialetto ma una lingua con una storia millenaria. Nel 2015 ho  formato un gruppo musicale, “U’ peri Alivu”, il cui nome richiama il cosiddetto “U curtigghiu d’Aliva” immortalato da Nino Martoglio nella commedia “Civitoti in Pretura”. L’associazione “U’ peri Alivu” nel cuore della Civita di Catania si riunisce e raccoglie appassionati e musicisti di varie età, professionisti e studenti, uniti dalla passione per le tradizioni siciliane. Lo scopo principale è di studiare e promuovere canti e cunti della tradizione popolare siciliana con una particolare predilezione per quelli di Catania e del quartiere marinaro della Civita. Spero che un giorno tutti i giovani musicisti che suonano con me possano portare avanti questa tradizione con gioia, passione ed entusiasmo”.

Sei famoso per i tuoi racconti, per i canti e  per la Novena dei Nanareddi, per la “Bona Nova”. Parlaci di questa tua antica e sentita attività..

“Un giorno, ancora bambino, dissi ha mia madre ..”Mamma quannu sugnu ranni, vogghiu cantari a Nuvena do Zu Cicciu l’orvu e don Simuni”. Ringraziando Dio ci sono riuscito, lo faccio da trentotto anni e dico ancora grazie a questa forma di arte religiosa e storica che mi ha consentito di conoscere tanti amici, musicisti, attori e cultori di questa antica arte. Di cosa si tratta? Durante il periodo natalizio gli antichi cantori e suonatori cantavano “A nuvena sotto la cona”. I Nanareddi erano stanchi raffreddati e senza voce, ma consapevoli di portare allegria, fede e l’arte popolare, perché proprio dal popolo venivano questi cantori del più basso ceto, proprio come me. Erano spesso ciechi o diversamente abili, il canto e la musica, in quei giorni di festa, rappresentavano un sostentamento. Oggi continuo a far conoscere questa antica tradizione. Ogni anno scrivo un pezzo recitativo dedicato al Natale e negli ultimi anni canto all’interno di uno spettacolo, “A Bona Nova”, accompagnato da bravissimi artisti, Mimmo Aiola, Giorgio Maltese e Savi Manna. Cantiamo e suoniamo in vari luoghi, sotto le “cone” del centro storico catanese e siamo attivi anche in altre zone della provincia etnea e della Sicilia. Abbiamo tratto ispirazione dalle testimonianze degli abitanti dell’antico quartiere della Civita che hanno permesso di codificare la vasta tradizione orale relativa ai più svariati aspetti della vita quotidiana della gente di mare. Argomenti trattate nei brani che eseguiamo sono la fede (il Natale, la Settimana Santa, Sant’Agata, San Francesco di Paola, patrono dei pescatori, ecc.), il ciclo della vita (nascita, innamoramento, matrimonio, i figli, ecc.), i mestieri”.

Il gruppo dello spettacolo natalizio

 Chi è Melo Zuccaro per se stesso e per gli altri..

“Un uomo semplice, che ama le sue origini, il suo quartiere, le tradizioni e la Catania del passato. Mi definisco un antico cantastorie da “Civita”.

Cosa raccontano le tue storie, le tue canzoni e di cosa ha bisogno oggi questo tempo così falso e distratto?“Le mie canzoni, le mie storie raccontano il vero volto, gli sguardi passionali della gente del popolo e dei rapporti umani sempre più contrastanti che s’incontrano e si scontrano tra le vie della città negli occhi degli anziani, memoria storica di un tempo lontano. Oggi più che mai si ha di bisogno della poesia, delle tradizioni dell’antico canto perché c’è troppo rumore, troppa superficialità. Ad ognuno di noi manca la passione, si fa tutto con la mente e meno con il cuore. Io, invece, canto con il cuore!  La maggiore soddisfazione la provo quando vedo vive le emozioni negli occhi di un bambino, di una ragazza che si interessa, rimane coinvolta dalle mie storie e dalle mie canzoni”.

Melo e signora in Centro

Nella tua vita sei stato anche un buon calciatore, cosa pensi del calcio di oggi?

“Sono stato un giocatore della vecchia scuola, quando il calcio era Poesia, dove uomini come Angelo Massimino erano entrati nella storia del calcio nazionale senza multinazionali alle spalle. Ho fatto parte della Trinità Massiminiana, negli anni Settanta. Ero un discreto giocatore e mi ricordo ancora la famosa amichevole contro il Catania a Cibali dove io feci un tunnel a Barlassina e qualcuno con i capelli bianchi ancora se lo ricorda. Oggi è tutta un altra cosa, non c’è più sacrificio, attaccamento e poesia”.

Ci avviciniamo al Natale, che festa prevedi per Catania e cosa vorresti respirare in questo periodo per le vie della città?

“Vorrei un Natale di semplicità e umiltà d’animo, ma soprattutto vorrei che tutti ed i catanesi in particolare, non si allontanassero da quella grotta, dove il bambinello Gesù, portava gioia. Purtroppo oggi i nostri bambini sono lontani da quella mangiatoia con un solo risultato: niente più sentimenti, ma una corsa sfrenata ad un semplice regalo, al consumismo e tutti davanti al telefonino, con le case fredde e senza calore, altro che spirito natalizio! Mi costa tanto dirlo ma quel Natale dei Nanareddi non esiste più, esiste solo nei nostri canti il vero messaggio del Santo Natale. Infatti la bona Nova, ovvero la buona parola, l’abbiamo smarrita un po’ tutti. Comunque, non perdiamo la speranza, siamo vicini al Santo Natale e da antico cuntastorie della “Civita” auguro a tutti buone feste”.

La passione di Melo Zuccaro

Buon Natale e buone feste caro Melo Zuccaro e che la luce del Bambino Gesù possa sempre illuminare il tuo cammino e la tua attività di salvaguardia delle antiche tradizioni popolari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post